(ANSA) - PERUGIA, 17 GEN - Sono oltre 200 gli iscritti al
quarto congresso nazionale "Fragility fracture network Italia"
che si terrà a Perugia il 19 e 20 gennaio, presso l'hotel Giò,
con focus sulla appropriatezza, qualità e sostenibilità del
percorso ortogeriatrico.
Parteciperanno ortopedici, professionisti nazionali ed
internazionali, e attivisti nel campo della gestione e della
prevenzione delle cadute e delle fratture da fragilità.
Saranno presenti - si legge in una nota diffusa dall'Azienda
ospedaliera di Perugia rappresentanti delle istituzioni locali e
nazionali, inclusi Agenas e Mes Sant'Anna di Pisa, delle
associazioni di pazienti come la Fedios-Federazione italiana
osteoporosi e malattie dello scheletro, esponenti della
Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche, e
delle società scientifiche italiane di ambito medico e
chirurgico, come Siot, Siaarti, Ag, Sigg, Simfer, Siommms e
Simg. Sono previsti anche collegamenti internazionali con
professionisti del settore.
"In Italia sono oltre 500 mila le persone che ogni anno
riportano una frattura da fragilità a livello di femore,
vertebre, polso, caviglia e omero" spiega il prof. Giuseppe
Rinonapoli, responsabile scientifico del congresso e specialista
ortopedico dell'ospedale di Perugia. "Le fratture da fragilità -
aggiunge - sono la conseguenza di una ridotta resistenza ossea a
seguito di un trauma minimo, quale ad esempio una caduta, o
addirittura, si realizzano in maniera spontanea durante lo
svolgimento di usuali attività".
"Le fratture da fragilità generano grave danno alla persona
ed assorbono numerose risorse del servizio sanitario nazionale"
sottolinea il professor Auro Caraffa direttore di ortopedia e
traumatologia al Santa Maria della Misericordia. "In maniera
crescente, anche in rapporto all'avanzare dell'età della nostra
popolazione - prosegue -, le fratture da fragilità richiedono
ricoveri ospedalieri, interventi chirurgici, causano ricoveri
prolungati con immobilità a letto".
"Le fratture su persone fragili - sostiene la professoressa
Patrizia Mecocci, direttrice di Geriatria dell'ospedale di
Perugia - aggravano o favoriscono l'insorgenza di depressione e
deterioramento cognitivo, aumentano il fabbisogno servizi
riabilitativi e di assistenza domiciliare senza lasciare sconti
a possibili complicanze medico-chirurgiche, finanche fatali".
La professoressa Carmelinda Ruggiero, medico geriatra
dell'ospedale di Perugia e responsabile scientifico del
congresso ricorda che "in Umbria si contano circa 2.000 persone
con frattura di femore all'anno, il 90% vive al proprio
domicilio e circa il 70% è autosufficiente prima dell'evento".
"La frattura di femore - spiega - risulta fatale per il 20% di
essi entro l'anno, nonostante il ricovero ospedaliero,
l'intervento chirurgico, l'avvio di programmi
riabilitativo-assistenziali. L'80% è ancora vivo ad un anno
dall'evento ma non ha recuperato il precedente stato di salute e
di autosufficienza a 5 anni dall'intervento chirurgico per
frattura di femore, il 60% è ancora vivo ma versa in una
condizione di confinamento domiciliare, se non allettamento e o
completa dipendenza altrui, in balia di ricoveri ospedalieri
ricorrenti e ricerca di istituti residenziali. In questo
scenario l'ortogeriatria si configura quale modello
organizzativo-assistenziale ideale, dalla fase acuta al rientro
al domicilio, per assicurare cure adeguate a persone anziane e
meno anziane con fratture da fragilità. Infatti, le cure
ortogeriatriche oltre che concentrarsi sulla gestione della fase
acuta, (es. ricovero, intervento, complicanze ospedaliere),
mirano a garantire il recupero della vitalità, funzionalità e
qualità di vita della persona, con elevato grado di
soddisfazione e beneficio per tutti. Questo grazie ad interventi
medici, chirurgici e riabilitativi tempestivi, adeguati e
personalizzati, oltre che basati su evidenza scientifica, e
distribuiti lungo l'intero percorso di cura della persona, dal
momento in cui cade, procurandosi la frattura, fino al ritorno
al proprio domicilio, dopo l'ospedalizzazione e la
riabilitazione. L'Ortogeriatria è la risposta migliore ai
complessi bisogni di salute delle persone vulnerabili, in
particolare quelle anziane. Quelle che, nonostante patologie e
terapie farmacologiche, riescono ad esprimere un ruolo sociale
ed un livello di indipendenza funzionale, ma che sempre più,
dopo un evento acuto quale è la frattura di femore, necessitano
dell'omeostasi dell'intero organismo per tornare alle condizioni
precedenti. Partendo dunque dall'esigenza della persona ne
deriva la necessaria risposta del sistema nell'offerta di
interventi medici, chirurgici, riabilitativi ed assistenziali
altamente integrati e finalizzati al mantenimento della vitalità
intrinseca della persona, non più semplicemente la risoluzione
della frattura femorale. È conosciuto, infatti, che a 50-65 anni
le fratture da fragilità si palesano in siti minori, quali il
polso e le coste, a 65-75 anni si estendono al sito omerale,
vertebrale, al bacino, e dopo i 75 anni prevalgono a livello del
femore per poi ulteriormente evolvere in pericolose ri-fratture
peri-protesiche". (ANSA).
A Perugia il congresso di Fragility fracture network Italia
Oltre 200 partecipanti a confronto anche sull'ortogeriatria