(ANSA) - PERUGIA, 28 DIC - L'Umbria è fra le regioni con un
più alto indice di vecchiaia. Il progressivo invecchiamento
della popolazione è uno dei principali fattori da tenere in
considerazione nella programmazione socio-sanitaria anche perché
può incidere sul complessivo assetto sociale, con potenziali
ripercussioni economiche e organizzative.
Dai dati riferiti dal sistema di sorveglianza Passi d'argento
2016-18, la quota di anziani disabili in Umbria risulta pari al
16%. La disabilità cresce con l'età passando dal 4% tra i
65-74enni al 54% dopo gli 85 anni di età; è mediamente più
frequente fra le donne (20% contro l'11% degli uomini) e fra chi
ha una bassa istruzione (23% contro il 9% con alta istruzione).
I dati umbri sono in linea con la media nazionale.
La totalità delle persone con disabilità - spiega la Usl Umbria
1 - riceve aiuto per lo svolgimento delle attività della vita
quotidiana, ma questo carico di cura e di assistenza proviene
prevalentemente da familiari (95%) e da badanti, figura
maggiormente coinvolta in questo territorio (47% in Umbria verso
il 36% in Italia). Scarso l'aiuto proveniente dal servizio
pubblico di Usl e Comune (11%). Infine, il 31% delle persone non
autonome riceve un contributo economico per questa condizione di
disabilità.
Ma come si indaga la disabilità? La scala delle attività
fondamentali della vita quotidiana, Adl (Activity of Daily
Living) è lo strumento che misura la capacità dei soggetti
anziani di compiere funzioni fondamentali della vita quotidiana
(mangiare, vestirsi, lavarsi, spostarsi da una stanza all'altra,
essere continenti, usare i servizi per fare i propri bisogni)
che consentono a una persona di vivere in maniera autonoma. La
perdita di autonomia in una sola delle 6 Adl è considerata, a
livello internazionale, una condizione di disabilità per le
persone con più di 65 anni. (ANSA).
In Umbria 16% degli anziani è disabile
Passi d'argento, alto il carico di assistenza delle famiglie