In maniche di camicia, senza gobbo elettronico e con la solita disinvoltura. Barack Obama sbarca a Pittsburgh, nella strategica Pennyslvania, con una missione: chiudere la partita per Kamala Harris, affondando definitivamente Donald Trump e convincendo anche i più scettici degli elettori maschi neri a votare la donna giusta alla Casa Bianca.
Presentato dal suo figlio politico Josh Shapiro, il governatore dello Stato in bilico che fino all'ultimo era stato dato in pole position per il posto poi conquistato da Tim Walz, l'ex presidente è stato accolto dall'entusiasmo che lo accompagna ogni volta che decide di scendere in campo per i candidati democratici. Sale sul palco saltellando, stringendo mani, elargendo sorrisi. E' il solito Barack, quello del 2008 e del 2012, o almeno sembra. Sarà perché ha parlato a braccio ma quando ha iniziato il suo intervento l'ex commander-in-chief è apparso più emozionato del solito, consapevole che il suo ruolo è fondamentale per tirare la volata all'amica Kamala. "Trump è come Fidel Castro: farfuglia per ore e fa discorsi sconclusionati. Siamo pronti per una presidente come Harris, siamo pronti a voltare pagina", è stato il primo affondo contro il tycoon. "E' un milionario viziato che si lamenta da nove anni, pensa solo a sé stesso", il secondo attacco a The Donald.
"Pensate che abbia mai comprato o cambiato dei pannolini? Che abbia mai cambiato la gomma di un'auto?", ha incalzato ancora Obama, che poi ha toccato la questione dell'economia, punto debole della candidata democratica che su questo tema nei sondaggi è sempre indietro rispetto al rivale repubblicano.
"L'economia di Trump sembrava buona perché era la mia", ha sostenuto l'ex presidente. "Se volete che i prezzi scendano, votare Trump non è la scelta giusta: metterà le mani nelle vostre tasche", ha aggiunto Obama, attaccando il tycoon per aver dichiarato di avere "un concetto di piano" sull'economia.
"Harris non ha un concetto di piano, ha un vero piano", ha sottolineato.
Infine il punto che sta più a cuore a Barack e potrebbe essere cruciale nelle urne, lo scetticismo degli uomini neri e ispanici nei confronti di una candidata donna. "Mi dispiace signori, ma mi sembra di capire che per alcuni uomini il comportamento di Trump, il suo essere bullo, lo schiacciare le persone, è un segno di forza. Io sono qui per dirvi che la vera forza è aiutare le persone che hanno bisogno e lottare per chi non ce la fa", ha dichiarato rivolgendosi poi direttamente agli elettori maschi: "Basta scuse e bugie, votate Kamala". Un messaggio accorato, reso ancora più efficace ed emotivo dal ricordo della sua storia personale di ragazzo cresciuto senza un padre, circondato da tante donne forti dalla madre alla moglie Michelle, alle figlie Sasha e Malia. "Le donne nella nostra vita ci hanno protetto per tutto questo tempo. Quando siamo nei guai, loro marciano per noi", ha detto l'ex presidente americano.
La campagna di Trump ha minimizzato la portata dell'intervento dell'ex presidente in Pennsylvania sostenendo, nelle parole della portavoce Karoline Leavitt, che se "agli americani importasse quello che pensa Obama, Hillary Clinton avrebbe vinto". Intanto, mentre Harris è impegnata in una serie di comizi in Arizona e Nevada, il tycoon è volato ad Aurora, in Colorado, la città da settimane oggetto di una campagna xenofoba e di disinformazione da parte dei repubblicani, come è accaduto con Springfield e gli immigrati haitiani in Ohio. Durante il dibattito tv infatti, il tycoon ha sostenuto che il centro sia stato "invaso" da "gang" di immigrati venezuelani "violenti", lasciati entrare dall'amministrazione dem, che l'hanno messo a ferro a fuoco. Un'affermazione che perfino il sindaco repubblicano ha definito "un'esagerazione" ma che ha contribuito a creare panico e caos nella città.