Nella tortuosa strada del collegio elettorale, Kamala Harris parte avvantaggiata rispetto a Donald Trump ma ha meno combinazioni possibili per raggiungere la vittoria. I due candidati devono raggiungere la soglia magica di 270 elettori su 538 (ogni Stato ne assegna un numero proporzionato alla popolazione). Di questi, 93 si trovano in sette Stati 'battleground', divisi in due gruppi: la Sun Belt (49 voti), ossia gli Stati del sud (Arizona, Nevada, Georgia, North Carolina) e la Rust Belt (44 voti), il cuore un po' arrugginito dell'industria manifatturiera americana (Michigan, Wisconsin e Pennsylvania).
La vicepresidente, in base alle valutazioni combinate di tre centri di analisi politica nonpartisan, parte da 226 voti considerati solidi o probabili per i dem, quindi ne deve guadagnare 44. Il tycoon conta invece su 219 voti, sotto di 51 rispetto alla meta finale. Harris ha 25 combinazioni vincenti, l'ex presidente 32, come in una sorta di complessa slot machine.
Entrambi i candidati dovranno vincere almeno tre Stati in bilico per tagliare il traguardo, una partita che si gioca su poche decine di migliaia di voti, come nel 2016 (quando Hillary Clinton perse per 77.744 preferenze) e nel 2020 (quando Biden vinse per 65.009 voti).
Tra le tante combinazioni, alcune sono più probabili di altre. Harris diventerebbe presidente con 276 grandi elettori se vincesse negli Stati del Midwest, lo storico 'blue wall' democratico (di operai bianchi) che nel 2016 Trump riuscì a strappare e che nel 2020 Biden riportò all'ovile. La storia suggerisce che un candidato vinca in tutti e tre questi Stati ma al tycoon ne servirebbe almeno un altro altrove. Lo Stato chiave della Rust Belt, quello col maggior numero di grandi elettori (19), è la Pennsylvania. Se Kamala lo conquista, le bastano altri due swing states (tranne il Nevada, che ha solo 6 elettori). E se mette il cappello su Pennsylvania e un altro Stato della Rust Belt, il tycoon è costretto a vincere in tutti gli altri Stati battleground. La candidata dem entrerebbe alla Casa Bianca anche se vincesse tutti i quattro Stati della Sun Belt, dove le chiavi del successo sono in mano a neri e latinos, ma si tratta di un sentiero improbabile perchè i dem non hanno mai fatto poker qui dai tempi di Harry Truman nel 1948.
Se l'impresa invece riuscisse a Trump - come capitato a vari presidenti repubblicani - avrebbe bisogno di un altro swing state: ma sul voto ispanico potrebbe pesare la polemica per l'offesa a "Porto Rico isola spazzatura". Trump deve assolutamente tenere il North Carolina come nelle ultime due elezioni, altrimenti dovrà conquistare almeno due Stati della Rust Belt e altri due della Sun Belt. Potrebbe anche capitare che uno dei due candidati faccia l'en plein incassando tutti i sette Stati (nelle due precedenti elezioni il vincitore vinse sei su sette swing states). O una rarissima situazione di parità: se Kamala dovesse aggiudicarsi tutti gli Stati in bilico della Rust Belt, allora il massimo che Trump potrebbe sperare è di pareggiare vincendo tutti i restanti stati 'battleground' e trionfare anche in Nebraska (che divide i suoi voti elettorali). A quel punto il vincitore verrebbe scelto dalla prossima Camera dei rappresentanti, dove ogni delegazione statale esprimerebbe un voto: per la presidenza bisogna ottenerne almeno 26 e i repubblicani di solito hanno la maggioranza.
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