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Il mercato delle scommesse punta su Trump

Il tycoon è dato vincente al 60%, ma nel 2016 Hillary era all'80

Il mercato delle scommesse punta su Trump

Redazione Ansa

Per il mercato delle scommesse Donald Trump ha circa il 60% di possibilità di battere Kamala Harris. Ma c'è da fidarsi? In passato, gli scommettitori ci hanno generalmente azzeccato nelle elezioni americane e nella maggior parte dei casi: il candidato con le migliori probabilità per i bookmaker il giorno prima del voto è stato quello che ha conquistato la Casa Bianca.

Eppure ci sono state alcune clamorose eccezioni. Nel 2016, ad esempio, le mega agenzie britanniche PredictIt e Betfair davano a Hillary Clinton oltre l'80% di chance di sconfiggere The Donald, ma la storia le ha smentite. Questa volta, con i sondaggi che fotografano Harris e l'ex presidente testa a testa, l'accuratezza delle scommesse è diventata una questione politicamente rilevante.

Come accadeva nei primi del Novecento ad esempio, quando le rilevazioni statistiche non erano ancora un metodo consolidato e i giornali le citavano come oggi riferiscono dei sondaggi. "Le quote delle scommesse sono generalmente considerate il miglior indicatore dei probabili risultati delle campagne presidenziali", scrisse ad esempio il Wall Street Journal nel 1924.

Le grandi società di scommesse dell'epoca inviavano i loro esperti ad assistere ai comizi dei candidati per studiare "la psicologia del pubblico" e le banche chiedevano alle agenzie rapporti ed aggiornamenti quotidiani sull'andamento delle elezioni, proprio come accade oggi con gli istituti di ricerca. Le scommesse sul voto hanno iniziato a diminuire dopo il 1940, sotto la pressione delle leggi statali contro il gioco d'azzardo e l'ascesa dei centri d'opinione scientifici come Gallup.

Nel 1948 tuttavia i sondaggisti commisero un grande e noto errore prevedendo la sconfitta di Harry Truman, da cui il famigerato titolo del Chicago Daily Tribune 'Dewey sconfigge Truman' mandato in stampa prima dei risultati ufficiali. Quel che è meno noto è che in quell'occasione sbagliarono anche i mercati delle scommesse, con la maggior parte dei bookmaker che attribuivano a colui che sarebbe diventato il 33esimo presidente degli Stati Uniti solo l'11% di possibilità di vittoria. 

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