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Inizia l'era Maga, 'sarà una nuova età dell'oro'

Ma resta la grana dei processi, il 26 la sentenza su Stormy Daniels

Donald Trump

Redazione Ansa

Inizia l'era 'Maga' in America, con Donald Trump che promette una "nuova età dell'oro" per gli Stati Uniti. Alla Casa Bianca il tycoon torna con un mandato forte e ampio, nonostante i due impeachment, le incriminazioni e le condanne. E malgrado con gli americani abbia ammesso di voler essere un "dittatore" almeno per un giorno, per "vendicarsi" dei torti subiti negli ultimi quattro anni.

La lista dei suoi nemici è lunga: si vai dai rivali politici, in primis Nancy Pelosi e Liz Cheney, ai "traditori" che gli hanno voltato le spalle come i suoi ex generali. Senza dimenticare i media "nemici del popolo" e soprattutto il "corrotto" dipartimento di Giustizia "usato come un'arma dai democratici" per perseguitarlo. Trump per mesi ha criticato il ministero guidato da Merrick Garland, puntando il dito contro il procuratore speciale Jack Smith che lo ha incriminato per l'assalto al Congresso del 6 gennaio e le carte segrete a Mar-a-Lago. Sul presidente-eletto pesa inoltre l'incriminazione in Georgia per il tentativo di sovvertire le elezioni del 2020: se e come il caso procederà è tutto da vedere, anche se la procuratrice che lo ha accusato, Fani Willis, è stata rieletta.

L'unica condanna che gli è stata finora inflitta è stata a New York per il pagamento della pornostar Stormy Daniels. La sentenza è attesa il 26 novembre: sulla carta Trump rischia il carcere da dove, come previsto dalla legge, potrebbe comunque governare il Paese.

Da presidente una delle sue prime iniziative potrebbe essere la concessione della grazia ai "patrioti" condannati per l'assalto al Congresso del 2021. Nel Trump 2.0 restano invece con il fiato sospeso le donne: il presidente eletto ha fatto capire di non voler imporre un divieto a livello nazionale dell'aborto ma, è il timore, potrebbe essersi trattato solo di una posizione morbida per conquistare (o non perdere) voti.

Nella nuova era Maga inoltre Trump ha l'occasione della vita per trasformare in realtà le sue promesse, dalla "più grande deportazione di migranti della storia americana" all'aumento dei dazi. Ed è facilitato da una maggiore conoscenza del funzionamento del governo: se durante i primi quattro anni si era lamentato di come l'eccesso di burocrazia rallentasse i suoi progetti, ora conosce il sistema e può aggirare più facilmente quelli che considera gli ostacoli, perseguendo la sua agenda con maggiore efficacia e velocità. Anche se il tycoon avrà bisogno del Congresso per concretizzare molte delle sue iniziative, quali il taglio delle tasse, per i temi a lui più cari come la politica estera - ha promesso che "fermerà" le guerre in corso - può agire da solo facendo leva sulla sua tela di rapporti con altri "uomini forti", come lo ha definito il New York Times, inclusi i presidenti di Russia e Corea del Nord Vladimir Putin e Kim Jong Un.

Nelle sue prime parole dopo la vittoria il tycoon ha assicurato che manterrà le promesse: d'altronde, ha spiegato in toni messianici riferendosi ai due tentati assassini di cui è stato vittima, "Dio mi ha risparmiato per un motivo. E quel motivo è salvare il Paese. Ora completeremo la nostra missione".

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