L'Academy degli Oscar si congratula con Donald Trump ma il firmamento delle star di Hollywood piange in pubblico e in segreto: hanno fatto flop gli sforzi di divi e celebrità, mobilitate fino all'ultimo giorno con Lady Gaga, Ricky Martin e Oprah Winfrey in cima alla scalinata di Rocky a Filadelfia per arginare la minaccia di un secondo mandato presidenziale del tycoon.
"Ci congratuliamo con il presidente eletto Trump e con il prossimo Congresso per le vittorie elettorali. Ci impegniamo a lavorare con loro su una serie di temi importanti per l'industria del cinema, della tv e dello streaming che sostiene oltre 2,7 milioni di posti di lavoro, 240 mila imprese in città grandi e piccole d'America e oltre 242 miliardi di dollari in salari alla nostra forza lavoro ogni anno", ha dichiarato la Motion Picture Association in un messaggio dopo il voto.
Con rare eccezioni, le star sono però inconsolabili: tra i comici della notte, Jimmy Kimmel, che con Trump ha una vecchia ruggine che data alla cerimonia degli Oscar di quest'anno, si è commosso in diretta per quella che ha definito "la vittoria di Putin e della polio", mentre la cantante Billie Eilish, esponente della Generation Z, ha visto nel risultato l'esito di "una guerra contro le donne" e il candidato agli Oscar per American Fiction Jeffrey Wright, seguendo l'esempio di Bette Midler, si è cancellato da X, la piattaforma social del potente alleato di Trump, Elon Musk. Fatto sta che alla resa dei conti gli sforzi anche in extremis di star come Beyoncé, Taylor Swift, George Clooney e Julia Roberts (quest'ultima in uno spot che invitava le donne repubblicane a votare Harris in segreto) non hanno funzionato.
Apparizioni come quella dell'ultima ora di Kamala 'live from New York' nello show del sabato sera Snl potrebbero addirittura essere state un boomerang in confronto al vero potere di influenzare le masse dei podcast alla Joe Rogan con cui Trump e il suo vice JD Vance si sono seduti per tre ore consecutive per convincere gli elettori ancora indecisi.
Nel day after dei risultati tra molte star sono gli strateghi democratici a fare da capro espiatorio: per il premio Oscar Adam McKay, autore di film satirici come 'Vice' e 'Don't Look Up', il partito dell'asinello "ha mentito per due anni e mezzo sul declino fisico e cognitivo di Joe Biden, rifiutato una convention aperta per scegliere un nuovo candidato, mai menzionato sanità e fracking, abbracciato Dick e Liz Cheney e chiuso un occhio sui bambini di Gaza. Chi avrebbe potuto pensare che sarebbe stata una strategia vincente?"
Leggi l'articolo completo su ANSA.it