"L'intero Consiglio regionale (in quasi totale accordo) ha deliberato il finanziamento" sulla "base di precise scelte politiche". "Esclusa la sussistenza di elementi idonei a configurare con certezza l'induzione in errore, deve ritenersi più plausibile la consapevolezza politica della scelta compiuta di finanziare il Casinò de la Vallée spa, con il coinvolgimento anche dell'opposizione (a fronte di soli due voti contrari)".
Erano accusati di falso in bilancio l'ex amministratore unico Lorenzo Sommo e i sindaci Fabrizio Brunello e Jean Paul Zanini, ai quali era contestata la truffa ai danni dello Stato insieme all'ex presidente della Regione Augusto Rollandin, gli ex assessori al Bilancio Mauro Baccega ed Ego Perron. Il sindaco Laura Filetti era accusata solo di falso in bilancio.
'Manca prova accordo criminoso' - "Non è evincibile dagli atti d'indagine la prova di un accordo criminoso intercorso tra gli organi societari imputati ed i membri della giunta regionale imputati anch'essi". Lo scrive il gup di Aosta Paolo De Paola nelle motivazioni della sentenza di assoluzione del processo sui 140 milioni di euro erogati dalla Regione al Casinò di Saint-Vincent tra il 2012 e il 2015.
In particolare la prova dell'accordo criminoso deriverebbe secondo l'accusa anche dal contenuto di una intercettazione del 22 novembre 2016 tra Sommo, Zanini, Perron e Rollandin. Ma, scrive il gup, quelle conversazioni sono state captate "oltre la data dell'ultima deliberazione contestata nel capo d'imputazione"; non possono far ritenere che quegli accordi "vi fossero" anche "nelle annualità precedenti". Il dialogo tra Rollandin e Perron fa "desumere al più un'incredulità da parte degli organi politici sull'andamento ancora negativo del Casinò, più che una situazione che era già stata di fatto premeditata".
'Regione messa in allerta da sindaci' - C'è stato un "corretto adempimento, da parte del Collegio sindacale, dei propri compiti e doveri stabiliti per legge (in presenza di una società di revisione)". Quindi "deve escludersi la sussistenza di elementi comprovanti l'ascrivibilità del reato contestato" all'ex amministratore unico della casa da gioco, Lorenzo Sommo, e ai sindaci Fabrizio Brunello, Jean Paul Zanini e Laura Filetti. Lo scrive il gup Paolo De Paola nelle motivazioni della sentenza assolutoria del processo per truffa ai danni dello Stato e falso in bilancio sui 140 milioni di euro di fondi pubblici erogati al Casinò di Saint-Vincent tra il 2012 e il 2015.
Una conclusione che "è supportata dal fatto che nel 2012 è stato il collegio sindacale medesimo a mettere in allerta il socio Regione (ed in generale i destinatari terzi del bilancio con riguardo all'appostazione delle imposte anticipate in bilancio)".
Per quanto riguarda i bilanci 2013 e 2014 "sono presenti le osservazioni della società di revisione Kpmg, che si aggiungo alle osservazioni del collegio sindacale". Una circostanza che "esclude" la "configurabilità di una prova certa circa l'idoneità decettiva (ingannevole, ndr) del bilancio così come presentato all'assemblea dei soci riunita" per approvarlo. In questo senso, "l'indicazione specifica dell'area maggiormente problematica del bilancio da parte dell'organo tecnico contabile è idonea ad escludere la capacità ingannatoria del bilancio medesimo dal momento che 'smaschera' l'eventuale illecito".
L'accusa di falso in bilancio era relativa proprio allo stanziamento di imposte anticipate per occultare negli anni quasi 24 milioni di perdite di esercizio, senza una "attendibile prospettiva che la società tornasse in utile negli esercizi successivi". Una situazione di cui gli imputati, secondo gli inquirenti, erano a conoscenza ma che avrebbero dissimulato in modo da ottenere i 140 milioni finanziamenti regionali (di qui l'ipotesi di truffa aggravata).
Riguardo al bilancio 2015, scrive il gup, "è presente il giudizio della società di revisione" Kpmg "più severo in ordine all'iscrizione in bilancio delle imposte anticipate", portando a escludere "la prova certa circa la capacità decettiva (ingannevole, ndr) del bilancio". Tuttavia a fronte della "situazione contabile complessiva" l'amministratore avrebbe dovuto usare "una maggiore prudenza" nello stanziamento "di imposte anticipate". La Kpmg ha poi "rappresentato le criticità legate all'appostazione delle imposte anticipate": ha infatti evidenziato "la carenza di documentazione per la verifica delle previsioni", operate dall'amministratore, sulla "loro "recuperabilità". In questo modo è venuto meno il "concreto pericolo di inganno dei destinatari" del bilancio. Inoltre, come ha evidenziato la procura - rimarca il gup - dai verbali delle riunioni del collegio sindacale emerge "la forte preoccupazione" per la "totale assenza dei presupposti per l'iscrizione a bilancio di attività per imposte anticipate".
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Depositate motivazioni sentenza assoluzione