La Regione autonoma Valle d'Aosta ha impugnato davanti alla Corte costituzionale la normativa relativa ai concorsi unici (previsti dalla legge di Bilancio 2018 e dalla legge 12 del 2019). Come accade già per le centrali di committenza degli appalti, anche regioni, enti locali e del servizio sanitario nazionale dovranno assumere personale attraverso un unico canale.
La modalità di svolgimento dei concorsi, contesta la Regione, è affidata a un decreto in via di emanazione del ministero della Pubblica amministrazione, "in assenza" però di "qualsivoglia meccanismo di raccordo con le Regioni e le Province autonome, nonostante l'incidenza delle predette previsioni sulle competenze legislative regionali" e, in Valle d'Aosta, sulla "disciplina riferita all'accertamento preliminare di conoscenza della lingua francese o italiana".
Inoltre è previsto che alle graduatorie si possa attingere solo "per la copertura dei posti messi a concorso", al contrario della normativa regionale che prevede la possibilità di andare oltre il numero previsto di assunzioni, anche per "contenere i costi" legati ai concorsi. Infine, sempre diversamente dalla norma regionale, viene introdotto un sistema di proroga della validità delle graduatorie che, per quelle più lontane nel tempo, sottopone i candidati a un "giudizio di perdurante idoneità". La questione di legittimità costituzionale promossa fa riferimento, tra l'altro, all'autonomia organizzativa sancita dallo Statuto speciale.
Pa, Valle d'Aosta impugna concorsi unici
"Manca accordo su francese,troppi limiti a utilizzo graduatorie"