"E' finito un incubo. Io e mia moglie siamo stati male, febbre alta e tosse, per giorni, facendo di tutto per non infettare nostro figlio.
Tutto è iniziato all'inizio di marzo. "Mio padre ha cominciato a stare male - racconta Marco - con una forte tosse. Non sappiamo come è stato contagiato. Lui stava solo in vigna o in giardino.
Forse è avvenuto quando è andato a scaricare un camion di uova di Pasqua destinate alla beneficenza che arrivava da Milano, è un'ipotesi. Il 9 marzo è stato ricoverato. L'ho lasciato in pronto soccorso e da quel giorno non l'ho più visto. Ci dicevano che era stabile, poi il 23 marzo ci hanno detto che si era aggravato e poche ore dopo è morto. Vedere arrivare a casa le sue ceneri è stata una cosa che mi ha ammazzato". Nel frattempo Marco Bovet e la moglie hanno scoperto di essere stati contagiati a loro volta. L'esito del tampone è arrivato il 13 marzo. Febbre oltre i 38 gradi, tosse, stanchezza, male alle ossa, giorno e notte, per una settimana. "Mio figlio di 26 anni è negativo - spiega Roberta Canu - e abbiamo dovuto fare di tutto per preservarlo. Lui stava al piano di sopra, in camera sua, usava un bagno che disinfettavo 2-3 volte al giorno.
Mangiava da solo. Noi eravamo in un'altra stanza, sempre con guanti e mascherine. All'inizio ci sentivamo appestati, ci è servito per valutare le persone". "Abbiamo vissuto da separati in casa - aggiunge Marco Bovet - ma alla fine ce l'abbiamo fatta. Sono stati giorni difficili. Non ascoltavo neanche i tg, le notizie creavano panico. Abbiamo imparato a convivere con ansia e angoscia. Era come avere una spada di Damocle sulla testa. Cosa vorrei fare ora? Aspetto che tutto questa finisca per poter riabbracciare tutti, per fare una cena assieme, e per dare l'ultimo saluto a mio papà".
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