"Quasi un mese di isolamento, nella camera di un albergo deserto, a Pila, in Valle d'Aosta, lontano più di 1.300 chilometri dalla mia famiglia che abita in Calabria'.
"Sono dovuto rimanere a Pila per le ordinarie attività di manutenzione e messa in sicurezza dell'edificio: il 14 marzo - racconta ora, dopo essere guarito e rientrato in Calabria - ho saputo che un cuoco si era sentito male ed era risultato positivo al Covid-19, alla sera è arrivata la febbre".
Da quel momento è iniziato l'isolamento all'interno di camera, in un enorme stabile ormai disabitato. "Sono rimasti due colleghi, non malati e bloccati lì dalla restrizioni nazionali, che mi hanno assistito a distanza e mi consegnavano il cibo davanti alla porta", spiega ancora Roberto. Il decorso della malattia non è stato preoccupante, solo febbre alta e un po' di affanno, ma la condizione di isolamento è stata dura: "L'esperienza più traumatica è stata la solitudine e la lontananza da casa, dai miei tre figli, ho provato molto dolore, non fisico, mi sono aggrappato a tutto, pensavo a quelli meno fortunati di me che si trovavano in ospedale e ho iniziato a pregare".
Coronavirus: 'Isolato in albergo a 1.300 chilometri da casa'
Dipendente struttura Pila guarito:'Nostalgia più forte di Covid'