"Alcuni grandi speculatori e commercianti di bestiame accumulano ricchi contributi europei adottando pessime pratiche agronomiche o mettendo in atto altri tipi di truffe. Un meccanismo perverso, declinato in modi diversi, con il sovrapascolo, con la sottoutilizzazione o addirittura con la mancata gestione del territorio, che è venuto a galla grazie alle testimonianze di allevatori locali, sia in Valle sia in altre località delle Alpi e degli Appennini, dove ormai le inchieste giudiziarie su questo tema non si contano più".
"Evidentemente - si legge ancora - il guadagno ottenuto con i contributi Pac è largamente superiore. L'eccessivo calpestio, il brucamento ad alta quota in pascoli chiamati, e non a caso, 'l'erba delle pecore', sui quali un tempo nessun allevatore serio avrebbe mai portato le vacche, sono un danno, e quindi una truffa. Altri danni e altre modalità criminali sono stati messi in luce dall'ultima inchiesta in corso in Valle d'Aosta denominata "Pascoli d'oro": superfici brucate solo parzialmente, animali mai arrivati negli alpeggi, ovini e asini incustoditi, dispersi e poi trovati morti, usati solo per giustificare sulla carta i contributi percepiti". "Questo meccanismo contributivo - conclude Legambiente - tra l'altro facilita solo chi dispone di grandi risorse finanziarie e fa salire artificiosamente il prezzo degli affitti dei pascoli, rendendo impossibile ai piccoli allevatori competere per la monticazione del loro bestiame. A ciò si aggiunga che spesso sono proprio le amministrazioni locali che, per rimpinguare le casse comunali, mettono all'asta i propri alpeggi, che vengono accaparrati da chi - in genere personaggi provenienti da fuori Valle - è in grado di garantire affitti spropositati, inarrivabili per i i piccoli allevatori locali già in difficoltà per molti altri problemi".
Zootecnia: Legambiente denuncia, ancora truffe negli alpeggi
Da parte di "grandi speculatori e commercianti di bestiame"