Valle d'Aosta

'Ndrangheta: gup Torino, locale Aosta ha forza intimidatrice

Motivazioni Geenna, "a prescindere da uso esplicito violenza"

Redazione Ansa

(ANSA) - AOSTA, 17 OTT - "Anche a prescindere da un uso esplicito e concreto di mezzi violenti o di intimidazione da parte degli associati, è possibile rinvenire nelle loro condotte il concreto esercizio della forza di intimidazione derivante dalla spendita del collegamento con l'associazione mafiosa di riferimento e delle fama criminale che il gruppo delocalizzato ha ereditato". Lo scrive il gup di Torino Alessandra Danieli nelle motivazioni della sentenza del processo Geenna con rito abbreviato su una presunta locale di 'ndrangheta ad Aosta.
    Una fama di cui il gruppo, si legge nelle 849 pagine del provvedimento, "ha deciso di avvalersi per il raggiungimento dei suoi scopi illeciti, inducendo i soggetti con cui si rapportano ad assoggettarsi all'attività mafiosa ed a subire la condizione omertosa. L'intimidazione mafiosa, dunque, può assumere molteplici forme, anche indirette ed oblique, e può raggiungere i propri effetti anche senza concretizzarsi in una minaccia o una violenza nelle forme stabilite dal codice penale".
    Lo scorso 17 luglio erano stati condannati tutti i 12 imputati nel processo con rito abbreviato a Torino, tra cui Bruno Nirta (12 anni e 8 mesi) e Marco Fabrizio Di Donato (nove anni) - considerati i vertici dell'organizzazioni criminale, insieme al ristoratore Antonio Raso, condannato a 13 anni dal tribunale di Aosta con rito ordinario - e Roberto Alex Di Donato (cinque anni e quattro mesi) e Francesco Mammoliti (cinque anni e quattro mesi), entrambi accusati di avere il ruolo di partecipe, insieme all'ex consigliere comunale di Aosta Nicola Prettico e al dipendente del Casinò di Saint-Vincent Alessandro Giachino (a cui i giudici aostani hanno inflitto 11 anni di carcere ciascuno il 16 settembre scorso). (ANSA).
   

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