di Benoit Girod
Dopo la conferma della Valle d'Aosta in zona rossa e il no del Governo Conte all'apertura dello sci a Natale, sale ancora la tensione tra Roma e Aosta, dove oggi il Consiglio regionale ha approvato una legge che rivendica l'autonomia della regione alpina rispetto ai poteri statali nella gestione dell'emergenza sanitaria del coronavirus. Ultimo atto di un braccio di ferro che ha registrato anche un infuocato scambio di lettere: il ministro degli affari regionali Francesco Boccia ha invitato il presidente della Regione Erik Lavevaz a revocare l'ordinanza di apertura del commercio al dettaglio, in deroga alla zona rossa. La risposta è stata negativa; anzi Lavevaz ha rilanciato con l'intenzione di impugnare l'ultima ordinanza del ministro della salute Roberto Speranza.
A colorare il conflitto istituzionale anche di una tinta politica è stato l'esito del voto in Consiglio regionale. Sulla legge, approvata con 28 voti a favore e sette astensioni, la maggioranza regionale di centro sinistra, uscita dalle elezioni dello scorso settembre, è andata divisa al voto: gli autonomisti (Alliance valdotaine, Stella Alpina, Union valdotaine e Vallée d'Aoste Unie) hanno votato a favore con la Lega, mentre i progressisti, con Pd, si sono astenuti.
La norma approvata disciplina le "libertà di movimento dei cittadini, le attività economiche e le relazioni sociali, compatibilmente con le misure di contrasto alla diffusione del virus". Prevede in particolare che la Regione intervenga tra l'altro sulle "aperture degli esercizi commerciali" e sulla "pratica dell'attività sportiva", analogamente a quanto fatto dalla Provincia di Bolzano nella scorsa primavera. Rende possibile lo svolgimento di eventi e manifestazioni se "previsti da un'ordinanza del Presidente della Regione" e anche eventi ecclesiastici o religiosi. Viene anche istituita un'Unità di supporto e coordinamento per l'emergenza Covid-19.
"Questa legge è importante non solo per le competenze della Regione, ma perché ha un respiro e un peso proprio dal punto di vista politico rispetto al Governo di Roma", spiega il presidente Lavevaz.
"Non so se per una mancanza di conoscenza della montagna o più semplicemente per delle sensibilità diverse da parte dei componenti del Governo, - prosegue - ma devo dire che una cosa che ho visto chiaramente è la difficoltà a far capire al Governo le esigenze legittime della montagna: l'impressione è che si veda la montagna come un parco giochi per le grandi città, cosa che sappiamo bene non essere così".