"I contagi avvengono soprattutto in ambito familiare e nella cerchia di amici. Le visite in casa, i festini, i pranzi e le cene sono in assoluto le situazioni" in cui il virus si diffonde di più.
"Ricordo di un incontro tra famiglie, nell'ottobre scorso.
Ognuna delle 12 persone presenti alla cena - sottolinea Bongiorno - era poi risultata positiva. A contagiare tutti era stata la nonna, che l'indomani era emersa come la prima sintomatica". Situazioni che si verificano anche "in questi ultimi giorni, nonostante la zona rossa".
Risalire a eventi come feste private e grandi tavolate di amici e parenti però non è semplice. "Spesso c'è reticenza anche da parte delle persone a segnalare i reali contatti. Ahimè ormai dopo un anno sono ben addestrate a quel che è opportuno, secondo il loro punto di vista, dire o non dire". Quindi accade che "ce ne accorgiamo dai dati che rileviamo. Magari dal luogo di residenza piuttosto che dalle relazioni di parentela. Così scopriamo che sono contatti stretti che non erano stati segnalati". Ma "capita spesso" anche che il contatto stretto, indicato da un caso positivo, "una volta chiamato telefonicamente si rifiuta di pensare di esserlo. Allora bisogna essere perentori, perché non si può negoziare. Diciamo che ci potrebbe essere più collaborazione da parte della popolazione".
Nonostante l'alto numero di contagi registrato ogni giorno, "il contact tracing non si ferma. Anche se non riuscissimo a raggiungere il 100% delle persone, tutto quel che si fa serve a prevenire la diffusione del virus".
In base ai dati dell'Usl, "fondamentalmente poco c'entrano gli ambienti di lavoro, per quanto due o tre focolai ci sono", spiega Bongiorno. "Nelle ultime settimane abbiamo messo in quarantena tantissime classi. I focolai nelle scuole si rilevano con i tamponi di fine quarantena, quando i ragazzi risultano positivi dopo i dieci giorni trascorsi a casa. Spesso i giovani sono asintomatici e quindi la positività si rileva solo in questo modo". Infatti a "scuola le mascherine e i distanziamenti aiutano, tutto quello che si fa è utile, però ovviamente non è risolutivo. Serve a diminuire la probabilità di contagio ma non ad annullarla". I focolai nati in bar e ristoranti, complici le chiusure e le limitazioni imposte anche in epoca di zona gialla, non sono stati molti: "ci sono state un paio di occasioni, ma non in quest'ultima ondata, a ottobre e novembre".
La raccomandazione per le festività di Pasqua è quindi di "limitare il più possibile gli incontri familiari a poche persone e prendere le precauzioni del caso. E' un po' quello che si paventava per le feste di Natale e Capodanno. Anzi, ora rischia di essere persino peggio per noi in Valle d'Aosta: la nostra regione vive l'ondata con un certo ritardo rispetto al resto del Paese, siamo un po' nella situazione in cui erano Lombardia e Piemonte un paio di settimane fa".
Capo contact tracing Vda, i focolai? A cene e feste
"Ma anche a scuola. Pochi casi sul lavoro e in bar e ristoranti"