"Consideriamo molto importante" il fatto che "non sia stato messo in discussione il punto di fondo già fissato nella decisione di condanna di primo grado: non si insiste a immettere risorse finanziarie pubbliche su situazioni che si trascinano, essenzialmente, per forza inerziale. Specie riguardo al sistema delle partecipate, operazioni di rilancio, dove realisticamente possibili, richiedono - sempre - un chiaro e netto progetto industriale".
Così il procuratore regionale della Corte dei conti per la Valle d'Aosta, Massimiliano Atelli, commenta la sentenza con cui la terza sezione giurisdizionale centrale d'Appello ha condannato 18 politici valdostani a risarcire 16 milioni di euro per il finanziamento di 140 milioni di euro erogati al Casinò di Saint-Vincent tra il 2012 e il 2015.
"Come d'abitudine, prendiamo atto con rispetto - aggiunge Atelli - delle decisioni del giudice di appello, anche quando (come stavolta) non coincidono pienamente con l'impostazione fatta propria dalla procura. Ci sembrava e ci sembra evidente che, rispetto a somme prese a mutuo per finanziare un'attività, il tema in contestazione non possa essere tanto quello (secondo letture fortemente riduttive) del se si riesca a rimborsare davvero lo specifico prestito, ma piuttosto, se sia ragionevole, e conforme ai canoni di sana e buona amministrazione, prendere somme a mutuo per investire altro denaro pubblico in attività in cronica perdita, senza un congruo piano di rilancio".
Casinò Saint-Vincent, per procuratore Vda fissato punto di fondo
Atelli, stop a fondi su situazioni che si trascinano per inerzia