Valle d'Aosta

Lavoro: albergatori valdostani, bisogna aprire le frontiere

"Manca personale, colloqui via Skype e subito il contratto"

Redazione Ansa

"Bisogna aprire le frontiere. Ci sono state 240 mila richieste di posti di lavoro, 100 mila dal settore agricolo e 140 mila da parte di altre associazioni. Ne sono stati concessi 82 mila. Ma non solo, per questi 82 mila l'iter è di un anno e mezzo. Non si finisce mai". Così Luigi Fosson, presidente dell'Adava, durante un confronto moderato da Mario Deaglio sull'economia della Valle d'Aosta organizzato da Bankitalia presso la caserma Cesare Battisti.
    "Dobbiamo metterci nelle condizioni - ha aggiunto Fosson - che se so che ci sono dei lavoratori in Tunisia, in Albania, ovunque. In Sud America ce ne sono tanti, adesso stanno arrivando molti argentini con i familiari che erano già italiani e che quindi stanno riprendendo la cittadinanza italiana. Devo poter alzare il telefono, chiamare un'agenzia dello Stato, chiedere un colloquio e farlo via Skype. Dopo dico 'lo assumo, gli mando il contratto di lavoro, tu mandami il lavoratore'.
    Deve essere una cosa semplice, quella attuale è impossibile. In questo caso è questione di sopravvivenza delle nostre aziende".
    In questo senso, il presidente degli albergatori ha sottolineato: "Noi prima della guerra in Valle d'Aosta abbiamo avuto una letterale invasione di veneti, che sono diventati valdostani come tutti gli altri. Subito dopo la guerra abbiamo avuto i calabresi che sono diventati valdostani come tutti gli altri. Chiunque arrivi, abbia a cuore il paese, abbia voglia di stare qui, deve essere considerato valdostano e bisogna dargliene la possibilità". 
   

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