L'analisi dei consumi culturali degli italiani continua a rilevare aspetti ambivalenti: da una parte si assiste ad un costante recupero post covid, in particolare per quanto riguarda il cinema, teatri ed eventi dal vivo; dall'altra l'aumento del costo della vita dettato dalla forte inflazione porta a ridisegnare alcune spese per la cultura in un'ottica di risparmio.
Il dato emerge dal report dell'Osservatorio longitudinale sui consumi culturali degli Italiani di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, in collaborazione con Swg, presentato oggi al Castello Reale di Sarre ad Aosta in occasione della nascita del coordinamento territoriale di imprese culturali e creative di Confcommercio Valle d'Aosta, Impresa Cultura Valle d'Aosta.
Rispetto a 12 mesi fa, rimane stabile sebbene di piccola entità il calo nella fruizione di libri cartacei - si parla di una contrazione del 4% - che rimangono comunque ampiamente preferiti a quelli in formato digitale (il 72% dei lettori preferisce i libri in formato cartaceo contro un 52% che utilizza supporti digitali). I dati evidenziano il recupero per le arti performative e teatrali: il cinema vede aumentare al 29% i consumatori nell'ultimo mese, dato in crescita del 12% rispetto al 2022; mentre gli spettacoli dal vivo salgono al 16%, con un +5% sul 2022, e il teatro registra una crescita del 5%, raggiungendo l'11%.
Per quanto riguarda la spesa per le attività culturali specifiche si prevede per molte di esse un aumento: più 10 euro per l'acquisto dei libri (31 euro a fronte dei 21,4 euro del 2022); più 4 euro per andare a teatro (22,6 euro quest'anno contro i 18,6 euro dell'anno precedente); più 10,9 euro per i festival culturali (30,8 euro contro i 19,9 euro dell'anno scorso).
La stima di spesa familiare media mensile in consumi culturali si attesta a 83,2 euro. Il valore di quest'anno è il più alto delle ultime rilevazioni (nel 2022 era di 58 euro, nel 2021 di 73,5 euro mentre nel 2020 di 50,9 euro). Ciò dipende da due fattori: da una parte l'aumento dei costi dovuti all'inflazione; dall'altra la ripresa del settore culturale post pandemia con l'erogazione di contenuti di maggiore qualità. Gli alti costi, infatti, rappresentano ancora la principale barriera alla partecipazione alle attività culturale per ben il 48% degli intervistati. Con il rischio di una possibile contrazione dei consumi per il prossimo inverno, si stima che, nell'ambito della spesa per le proprie vacanze, chi intende fruire di servizi e prodotti culturali spenderà in media 136 euro (con un 53% che spenderà meno di 100 euro ma un buon 28% che invece pensa di spendere tra i 100 e 200 euro).
Sebbene i consumatori di prodotti culturali siano pochi, l'interesse per sperimentare nuove attività in futuro è alto: sebbene solo un 23% degli intervistati ha assistito ad una rassegna operistica, vi è un bel 32% che sarebbe interessato a farlo; e se solo un 21% ha assistito ad una rassegna cinematografica, un ampio 44% sarebbe fortemente interessato a poterlo fare. Per quanto riguarda le tendenze di consumo in rapporto ai media, si legge nel report dell'Osservatorio longitudinale sui consumi culturali degli Italiani di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, in collaborazione con Swg, la tv tradizionale detiene la maggiore preferenza con l'89% degli intervistati che la guardano abitualmente per film, telefilm e programmi televisivi. Le piattaforme web in abbonamento vedono una netta inflessione con un forte - 6% rispetto al 2022, dettato probabilmente dagli aumenti degli abbonamenti e la stretta sugli account. Ne beneficiano le piattaforme web ad accesso gratuito, le quali hanno visto un aumento del 3% rispetto al 2022, raggiungendo l'80% delle preferenze.