"Il mondo agricolo valdostano è gravemente ammalato, lo è da anni e la conferma arriva dai dati Arev: altre 30 aziende hanno chiuso nel 2023 e di conseguenza 500 capi in lattazione mancano all'appello. Questo danno è già tangibile, vista la carenza di latte sul mercato, che non riesce a soddisfare la domanda per produrre Fontina".
"Questo trend negativo, ormai irreversibile, ci sta portando verso una Valle d'Aosta sempre meno coltivata - prosegue - perché il mondo agricolo legato all'allevamento è sempre meno appetibile per gli agricoltori, avendo una bassissima redditività e costi legati a manodopera e materie prime sempre più elevati; solamente le grandi aziende, con superfici importanti, riescono a ripagare i costi aziendali. Di conseguenza sta scomparendo quel tessuto socioeconomico fatto da piccole aziende, tendenzialmente gestite in modo part-time, che, mosso da passione per la propria terra, era maggiormente attivo nella cura e mantenimento dei terreni, anche marginali".
"Per la Valle d'Aosta - conclude Charbonnier - questo significa rinunciare al ruolo fondamentale e irrinunciabile del comparto agricolo dal punto di vista sociale, economico e ambientale, l'unico capace di assicurare sicurezza alimentare, qualità, valorizzazione del patrimonio storico-culturale paesaggistico, servizi ambientali, presidio e identità dei territori".
Allarme Terra Viva, "Valle d'Aosta gravemente ammalata"
"Trend negativo ormai irreversibile"