C'è "chi fa politica con l'utilizzo delle denunce alle varie magistrature in campo come scelta stilistica della propria idea di 'fare opposizione'. È quanto si sta facendo - con un'evidente logica a tenaglia concertata a tavolino - sul costruendo ospedale di Aosta, brandendo la carta bollata e usando questo strumenti per l'effetto che si crea, che già danneggia la reputazione di chi viene investito dal peggio del peggio: il sospetto".
"Vorrei dire - scrive Caveri - che non sopporto più la dose di veleni di certa politica, che usa metodi opposti al leale confronto democratico. Non è una novità, avendo già visto il metodo in azione, quasi sempre fomentato, nel piccolo recinto della politica valdostana, dai peggiori sulla scena, la cui storia personale parla per loro più di mille improperi".
"È giustizialismo - cioè uno specchio deformato della giustizia - costruire accuse - sottolinea l'assessore - a carattere strumentale e pretestuoso. Già lanciando il sasso, affidato ad altri, si finisce per nascondere la mano".
“Chi pratica questa logica del dileggio - prosegue Caveri - lo fa a carattere strumentale e pretestuoso con accuse che servono anzitutto per ferire, ingenerando come un tarlo il dubbio verso comportamenti, dando già per scontati gli esiti con un colpevolismo che impressiona”. L’assessore ricorre anche ad alcune citazioni, come “Non si può investire nella cultura del sospetto tutto e tutti. La cultura del sospetto non è l'anticamera della verità, è l'anticamera del khomeinismo” (Giovanni Falcone) e “è facile che l’invidioso, nel momento in cui comprende che non potrà mai eguagliare il proprio rivale, ricorra alla calunnia” (Giovanni Soriano).