(di Thierry Pronesti)
"Non ho ucciso io Auriane". Sohaib Teima dal carcere di Grenoble, in Francia, nega tutto.
Vittima francese, presunto carnefice italo-egiziano: sulla decisione dei magistrati, attesa entro sette giorni, pesano più fattori. Uno su tutti l'eventuale richiesta del procuratore di Grenoble, Eric Vaillant, di processare il giovane per omicidio.
Anche oltralpe infatti gli inquirenti hanno aperto un fascicolo analogo a quello della procura di Aosta: il femminicidio potrebbe essere considerato come l'atto finale dei maltrattamenti per i quali il ragazzo era già a processo in Francia, e la procedura per l'estradizione complicarsi.
Il fermano al momento è sottoposto a due misure cautelari. La prima, che aveva portato al suo arresto la sera del 10 aprile a Lione, è legata alla violazione del controllo giudiziario a cui era sottoposto dall'autorità francese dal 13 gennaio, dopo la denuncia per "violenza domestica e minacce volte a ritrattare la querela" a danno di Auriane. Una inosservanza del divieto di avvicinarsi alla ragazza appurata solo dopo che i poliziotti italiani, durante un controllo di routine al traforo del Monte Bianco, avevano identificato la coppia a bordo di un autobus di una compagnia 'low cost' proveniente dalla Francia. Per questo procedimento l'udienza è fissata al 3 maggio. La seconda è la custodia in carcere disposta dal gip di Aosta, su richiesta della procura, che si è tradotta nel mandato d'arresto europeo notificato a Sohaib l'11 aprile, il giorno dopo il suo fermo.
Intanto le indagini del pm Manlio D'Ambrosi e del procuratore capo di Aosta Luca Ceccanti continuano. Manca ancora l'arma del delitto, un coltello in base all'autopsia condotta dal medico legale Roberto Testi. Dalla loro, gli inquirenti francesi, con ogni probabilità, hanno in mano il telefono del fermato.
L'analisi del dispositivo potrebbe fornire indicazioni fondamentali alle indagini. In Italia, gli elementi in possesso dei carabinieri del reparto operativo di Aosta sono altri. Come la ricostruzione dei movimenti della coppia, ottenuta incrociando i dati del loro ingresso in Italia, il 25 marzo, con le testimonianze raccolte a La Salle, tra i commercianti a cui i due giovani chiedevano indicazioni per raggiungere il villaggio disabitato di Equilivaz. Lì dove Sohaib, dal carcere, continua a ripetere di non aver ucciso Auriane.