Valle d'Aosta

Vda Aperta, la discarica di Pompiod non deve riaprire

"Recente richiesta di rinnovo autorizzativo"

Redazione Ansa

(ANSA) - AOSTA, 22 NOV - "La discarica di Pompiod non deve riaprire". Lo ribadisce Valle d'Aosta Aperta in una nota in merito alla discussione in corso in terza commissione sull'aggiornamento del Piano regionale dei rifiuti e sullo studio commissionato dalla Regione all'Arpa per la riorganizzazione delle discariche di inerti in Valle d'Aosta.
    "La modifica al Piano - si legge - prevede che fattori escludenti vengano declassati a fattori di attenzione, mentre lo studio ipotizza che la discarica di Pompiod diventi una discarica di inerti a gestione pubblica che possa ricevere unicamente rifiuti prodotti nel territorio valdostano. La nostra consigliera regionale Erika Guichardaz ha quindi voluto conoscere gli esiti delle verifiche rispetto agli aspetti tecnico-amministrativi necessari per la riapertura della discarica e l'iter per farla diventare a gestione pubblica e non dover accogliere rifiuti da fuori Valle. L' Assessore Sapinet non ha fornito le risposte, e non ha nemmeno informato l'aula riguardo la recente richiesta di rinnovo autorizzativo alla gestione della discarica di Pompiod, da parte della società Ulisse 2007 srl, per intenderci la stessa di prima. Richiesta di rinnovo per riprendere la 'coltivazione e l'abbancamento dei rifiuti', cioè rifare quello che faceva e nello stesso luogo".
    "Il rinnovo prevede 68 tipologie di rifiuti - prosegue la nota - tra cui scorie non trattate, fanghi e residui di filtrazione, fanghi rossi derivanti da produzione di alluminio. La discarica di Pompiod è stata oggetto negli anni di due interventi di messa in sicurezza e due procedimenti giudiziari che hanno dichiarato il rinvenimento in discarica di rifiuti non compatibili con quelli autorizzati, una carenza nella documentazione progettuale e amministrativa, nonché diversi aspetti critici relativi alla barriera di confinamento, ai sistemi di contenimento e di abbattimento delle polveri, al sistema di monitoraggio delle acque sotterranee e alla necessità di un controllo trentennale successivo alla chiusura e destinazione finale del sito. Ci chiediamo come queste ampie deroghe e autorizzazioni possano essere compatibili, oltre che con i pesanti rilievi mossi, con i rifiuti provenienti dalla sola regione". (ANSA).
   

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