Oltretevere

Il Papa, i migranti nostri fratelli, in loro incontriamo Cristo

Czerny,anziché respingerli guardare a motivi delle loro partenze

Redazione Ansa

(di Fausto Gasparroni) (ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 03 GIU - "E' possibile vedere nei migranti del nostro tempo, come in quelli di ogni epoca, un'immagine viva del popolo di Dio in cammino verso la patria eterna. I loro viaggi di speranza ci ricordano che 'la nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo'". Attinge a toni spirituali e a passi delle Scritture il Messaggio di papa Francesco per la 110/a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, che sarà celebrata il 29 settembre 2024, sul tema "Dio cammina con il suo popolo", ma il suo assunto è di alto significato 'politico', oltre che culturale e sociale. "Come il popolo d'Israele al tempo di Mosè - osserva il Pontefice -, i migranti spesso fuggono da situazioni di oppressione e sopruso, di insicurezza e discriminazione, di mancanza di prospettive di sviluppo. Come gli ebrei nel deserto, i migranti trovano molti ostacoli nel loro cammino: sono provati dalla sete e dalla fame; sono sfiniti dalle fatiche e dalle malattie; sono tentati dalla disperazione". "Ma la realtà fondamentale dell'esodo, di ogni esodo, è che Dio precede e accompagna il cammino del suo popolo e di tutti i suoi figli di ogni tempo e luogo", aggiunge.
    Secondo Francesco, "molti migranti fanno esperienza del Dio compagno di viaggio, guida e ancora di salvezza. A Lui si affidano prima di partire e a Lui ricorrono nelle situazioni di bisogno. In Lui cercano consolazione nei momenti di sconforto.
    Grazie a Lui, ci sono buoni samaritani lungo la via. A Lui, nella preghiera, confidano le loro speranze". "Quante bibbie, vangeli, libri di preghiere e rosari accompagnano i migranti nei loro viaggi attraverso i deserti, i fiumi e i mari e i confini di ogni continente!", sottolinea il Papa, secondo cui "Dio non solo cammina 'con' il suo popolo, ma anche 'nel' suo popolo, nel senso che si identifica con gli uomini e le donne in cammino attraverso la storia - in particolare con gli ultimi, i poveri, gli emarginati -, come prolungando il mistero dell'Incarnazione".
    E in uno dei passi centrali, il Papa avverte che "l'incontro con il migrante, come con ogni fratello e sorella che è nel bisogno, 'è anche incontro con Cristo. Ce l'ha detto Lui stesso.
    È Lui che bussa alla nostra porta affamato, assetato, forestiero, nudo, malato, carcerato, chiedendo di essere incontrato e assistito'". Secondo il Pontefice, "il giudizio finale narrato da Matteo al capitolo 25 del suo Vangelo non lascia dubbi: 'ero straniero e mi avete accolto'; e ancora 'in verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me'". Allora "ogni incontro, lungo il cammino, rappresenta un'occasione per incontrare il Signore; ed è un'occasione carica di salvezza, perché nella sorella o nel fratello bisognoso del nostro aiuto è presente Gesù. In questo senso, i poveri ci salvano, perché ci permettono di incontrare il volto del Signore".
    Presentando in conferenza stampa il Messaggio del Papa, il card. Michael Czerny, prefetto del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale, ha evidenziato che "oggi, piuttosto che respingere e reprimere chi è in cammino, dovremmo porre attenzione ai fattori di spinta e di richiamo che sono alla base della migrazione forzata. Anche noi, se vivessimo simili pressioni, fuggiremmo".
    "Allora - ha continuato -, cerchiamo di vedere i migranti come fratelli e sorelle, siano essi costretti a fuggire o bloccati al confine, o entrambi i casi. I loro viaggi di disperazione e speranza potrebbero essere i nostri". Inoltre, anche in vista dell'imminente voto per l'Europarlamento, "sarebbe utile ricordare le radici migratorie europee. È un peccato che dopo un paio di generazioni le abbiamo dimenticate".
    (ANSA).
   

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