Oltretevere

Pizzaballa,viviamo lunga notte,difficile vedere vie d'uscita

"Città di Gaza totalmente distrutta, la pace obiettivo lontano"

Redazione Ansa

(ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 25 GIU - "Il momento è molto doloroso, stiamo vivendo una notte molto lunga. Però sappiamo anche che le notti finiscono. È il momento in cui la Chiesa deve lavorare con tutti coloro che sono disposti a fare qualcosa di bello e di bene per tutti...". Il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, di passaggio a Roma racconta ai media vaticani la situazione in Israele, a Gaza e in Cisgiordania. "La situazione non è cambiata molto rispetto al passato recente di questi ultimi mesi e con alti e bassi. Gaza ormai è divisa tra Nord e sud, Rafah e la città di Gaza - spiega -. Era un periodo in cui, soprattutto al Nord, entravano più aiuti umanitari. Adesso è tornato a essere un po' complicato.
    Manca la carne, ad esempio. L'acqua è problematica e diciamo che, in generale, la situazione resta molto deteriorata ed è molto difficile vedere vie d'uscita".
    "Non mi sembra che il negoziato porti a nulla e che vi sia un desiderio reale delle parti arrivare a una conclusione. E questo è quello che si percepisce, tenendo poi anche presente il fronte Libano che si sta riscaldando sempre di più. Le prospettive non sono proprio entusiasmanti", osserva Pizzaballa.
    In particolare a Gaza è "distruzione totale. La città di Gaza è totalmente distrutta quindi le vittime sono tantissime. È difficile dare delle cifre ma sono numerosissime, e questo è evidente. È un fatto che le vittime civili sono sempre tantissime". E "la Cisgiordania è sempre sull'orlo di un'esplosione, i problemi sono continui, quotidiani praticamente, soprattutto in alcune zone verso il nord, nella zona di Jenin e di Nablus. Gli scontri tra i coloni e gli abitanti dei villaggi arabi sono continui, questo sta creando una situazione di logoramento che non porterà a nulla di buono", aggiunge.
    In prospettiva, guardando soprattutto alla possibile apertura di un fronte nord, "il dibattito interno c'è in Israele e c'è anche in Libano: nessuno vuole la guerra però sembra che nessuno riesca a fermarla e questo è il guaio. Certo che se si dovesse aprire il fronte nord, questa sarà sicuramente una tragedia, soprattutto per il Libano, che rischia di diventare un'altra Gaza, almeno nella parte sud. Non sono esperto di questioni militari, però il panorama resta molto teso, sempre sull'orlo di una di una ulteriore escalation".
    Alla domanda sulla fine della guerra e su cosa dovrebbe fare la comunità internazionale, Pizzaballa risponde che "fare la pace, in questo momento, mi sembra un obiettivo troppo in là.
    Adesso la politica, la comunità internazionale, deve lavorare soprattutto per fermare il conflitto. Per fare la pace e arrivare a prospettive politiche più serie ci vorrà sicuramente molto tempo. La comunità internazionale deve trovare il modo di far sì che Israele e Hamas fermino il conflitto e si arrivi a un cessate il fuoco che rappresenti un primo passo verso qualcosa di più consistente, solido e stabile". Certamente anche "le elezioni americane avranno un influsso. Credo però che le soluzioni debbano essere trovate in loco. Tra le due parti. Tra Israele e Hamas".
    E su come si possa ricostruire un tessuto sociale e una convivenza, "credo che sia presto per parlare di questo, adesso c'è la guerra in corso e il trauma - conclude il patriarca -. Ci vorrà tempo per capire l'entità del trauma che ha colpito tutti e le sue conseguenze. È chiaro che si dovrà ricostruire. C'è una determinazione a voler ricostruire, questo l'ho percepito molto chiaramente. Ma in che modo, con quali criteri e con chi? È ancora presto per dirlo". (ANSA).
   

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