Oltretevere

Il Papa, 'possano tutti i prigionieri di guerra tornare a casa'

Decisiva mediazione Zuppi-S.Sede per liberazione 2 preti ucraini

Redazione Ansa

(di Fausto Gasparroni) (ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 29 GIU - "Possano tutti i prigionieri di questa guerra tornare presto a casa. Preghiamo insieme: tutti i prigionieri tornino a casa". E' l'appello lanciato da papa Francesco all'Angelus di oggi, dopo aver reso "grazie a Dio per la liberazione dei due sacerdoti greco-cattolici". Il rilascio, ieri, dei due padri redentoristi ucraini Ivan Levytsky e Bohdan Geleta, arrestati dai russi nel novembre 2022 a Berdyansk, nei territori occupati, illumina anche la solennità dei Santi Pietro e Paolo per il Papa. E Francesco ne ha ben ragione, considerando il ruolo decisivo esercitato dalla mediazione della Santa Sede e del suo inviato in Russia e Ucraina, card. Matteo Zuppi, presidente della Cei.
    Ieri sera, annunciando su X la liberazione da parte dei russi dei due sacerdoti e di altri otto civili, lo ha riconosciuto anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha voluto ringraziare e "riconoscere gli sforzi della Santa Sede per riportare a casa queste persone".
    Oggi ha fatto altrettanto l'arcivescovo maggiore di Kiev, Sviatoslav Shevchuk, primate e capo della Chiesa greco-cattolica ucraina (Ugcc), che "ha espresso la sua profonda gratitudine alla Sede Apostolica per il salvataggio dei sacerdoti dell'Ugcc - si legge in una nota pubblicata sul sito dell'Ugcc -. Un ringraziamento speciale ha rivolto a papa Francesco, al cardinale Pietro Parolin e a tutto il corpo diplomatico vaticano". "Un ringraziamento speciale per la mediazione è stato espresso al cardinale Matteo Zuppi e all'arcivescovo Visvaldas Kulbokas, nunzio apostolico in Ucraina. Ognuno di loro ha contribuito in modo inestimabile a rendere questo evento una realtà", aggiunge il comunicato.
    L'inviato papale Zuppi aveva più volte sollecitato il ritorno dei due redentoristi attivando i canali che già in precedenza hanno permesso di mettere in moto la rete che ha consentito il ritorno a casa di decine di bambini ucraini e lo scambio dei prigionieri. Modalità che hanno permesso di sbloccare l'impasse che teneva bloccati i due sacerdoti in una prigione sotto il controllo delle autorità russe.
    Nella nota dell'Ugcc si ricorda che "dopo l'invasione su vasta scala nel febbraio 2022, i sacerdoti Ivan Levytskyi e Bohdan Geleta hanno deciso di rimanere con la loro gente nei territori temporaneamente occupati. Servivano sia la comunità greco-cattolica che quella cattolica romana, essendo un faro di speranza per le persone sotto occupazione. Sono stati arrestati, seguiti da alcuni oggetti militari piantati nella chiesa e accusati di possesso illegale di armi. È stato riferito che venivano torturati senza pietà per estorcere la confessione di un crimine che non avevano commesso".
    Le accuse sono sempre state respinte e il lavoro della "diplomazia umanitaria", con il contributo anche della segreteria di Stato vaticana, ha permesso di chiarire le circostanze e facilitare il rilascio. I negoziatori hanno mantenuto il massimo riserbo sull'operazione, e nei giorni scorsi anche inviati della presidenza russa si sono recati nella prigione dove i due sacerdoti erano trattenuti. Fino alla liberazione avvenuta ieri, quando padre Ivan e padre Bohdan hanno raggiunto Kiev dopo alcune ore di viaggio all'interno dell'Ucraina, provenendo dai territori occupati. Ad accoglierli c'erano esponenti delle autorità di Kiev e il nunzio apostolico, mons. Kulbokas. (ANSA).
   

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