Oltretevere

Il palazzo di Sloane Avenue, a Londra la sentenza in autunno

Santa Sede, 'nessuna buona fede'. Mincione, 'nessuna frode'

Redazione Ansa

(ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 18 LUG - "Nessuna buona fede", si ribadisce da una parte. "Nessuna frode", si afferma dall'altra. Con la lettura delle 'closing submission', le memorie conclusive degli avvocati della Segreteria di Stato e del finanziere Raffaele Mincione, termina oggi il processo civile a Londra presso l'Alta Corte di Giustizia del Regno Unito sulla compravendita del palazzo di Sloane Avenue. Processo avviato lo scorso 24 giugno dopo l'azione legale presentata nel 2020 da Mincione che mira a ottenere una trentina di dichiarazioni favorevoli che attestino la sua "buona fede" nella transazione con la Segreteria di Stato di fine 2018 relativa al passaggio dell'immobile londinese.
    Il processo presso la Royal Court of Justice - ricorda Vatican News - ha visto al banco dei testimoni il sostituto monsignor Edgar Peña Parra, il quale nei suoi interrogatori ha ricostruito la vicenda già al centro del procedimento penale nel Tribunale vaticano, concluso nel dicembre 2023 con la condanna di dieci imputati. Tra cui lo stesso Mincione.
    In attesa della sentenza a Londra, prevista per il prossimo autunno, gli avvocati delle due parti hanno depositato le loro memorie conclusive.
    In centoquindici le pagine della memoria del team legale di Mincione pur ammettendo uno stile particolare nell'agire del proprio assistito ("He is a buccaneering type"), si confuta il fatto che la Segreteria di Stato abbia subito una frode.
    I legali assicurano che, alla luce della perizia sul valore di mercato dell'immobile, non sussista la tesi della SdS di aver acquistato "una scatola vuota" ad un prezzo gonfiato.
    In numerosi paragrafi si traccia cronologicamente la storia dell'ex magazzino Harrod's nella prestigiosa Sloane Avenue, acquistato da Mincione nel dicembre 2012 per 129 milioni di sterline più 8 milioni di costi.
    Numeri "in netto contrasto", affermano gli avvocati, con le informazioni fornite all'Ufficio Amministrativo della Segreteria di Stato, che ricevette una proposta d'acquisto con una valutazione lorda di circa 230 milioni e un rendimento del 3,75%. Mincione, ricordano i legali, ha sempre parlato di "distanza tra una valutazione e l'altra", di effetti della Brexit e di "tagli dei tassi di interesse" che "stavano crollando". In realtà, "non ci sono prove di alcun cambiamento nei tassi di interesse tra la fine del 2013 e l'inizio del 2014", si legge nel documento, in cui si parla anche di informazioni "fuorvianti" in lettere consegnate dal finanziere e dai suoi associati alla Segreteria di Stato.
    Hollander e gli altri avvocati della SdS mettono poi nero su bianco gli elementi che dimostrerebbero che gli "interessi finanziari" di Mincione e del broker Gianluigi Torzi fossero "strettamente intrecciati". I due erano legati da "una serie di altre transazioni in cui erano reciprocamente finanziatori", affermano, "entrambi erano a corto di soldi e urgentemente bisognosi di denaro a causa di accordi presi in relazione alla vicenda della Banca Carige". In queste circostanze, la SdS ha rappresentato un "facile bersaglio", perché "già da anni Mincione ingannava e sottraeva soldi alla Segreteria di Stato".
    (ANSA).
   

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