Oltretevere

Faggioli, "il Papa e gli Usa, equidistante e senza remore"

Teologo, delude cattolici di sinistra ma con un altolà a vescovi

Redazione Ansa

(di Fausto Gasparroni) (ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 14 SET - "Papa Francesco da un lato ha deluso i cattolici di sinistra, che speravano ingenuamente in un endorsement papale a Kamala Harris.
    Dall'altra parte Francesco ha mandato un messaggio a quei vescovi e quei cattolici che tendono ancora a vedere con più favore Donald Trump. Il fatto che è che quei vescovi e quei cattolici che votano Trump hanno smesso di ascoltare papa Francesco da molto tempo". E' quanto dice sulle dichiarazioni di papa Francesco nella conferenza stampa in aereo, a proposito dei due candidati alle presidenziali Usa, il prof. Massimo Faggioli, docente di Teologia e Studi religiosi alla Villanova University in Pennsylvania, attento osservatore sia della politica che del cattolicesimo e della Chiesa americani.
    "Ci sono molti modi di mantenere l'equidistanza, e il Papa qui lo ha fatto usando un linguaggio poco diplomatico - afferma in un'intervista all'ANSA -. Francesco ha lanciato un messaggio importante sulla necessità per gli elettori cattolici di non considerare solo una questione (aborto vs immigrazione) quando votano" . "Quello che in Vaticano si sa, ma che il Papa (che è anche un capo di Stato) non poteva dire - aggiunge -, è che uno dei due candidati, Trump, e il suo partito rappresentano un rischio per il futuro della democrazia e lo stato di diritto in America, visto quello che è successo dopo il novembre 2020 e specialmente il 6 gennaio 2021 con l'assalto al Campidoglio, e visto quello che Trump ha promesso di fare se rieletto".
    Faggioli annota che quelle di papa Francesco, che da ieri hanno fatto il giro del mondo - "ambedue i candidati sono contro la vita, scegliere il male minore" -, "sono dichiarazioni sicuramente diverse da quelle della campagna del 2016 in cui Francesco prese una posizione chiara contro le intenzioni del candidato Trump sull'immigrazione". "Le elezioni del 2024, con l'uscita di scena di Biden e l'arrivo sulla scena di Harris e del cattolico paleo-conservatore Vance per i democratici - spiega -, rappresentano in un certo senso la fine di una fase nella storia del cattolicesimo politico in America che iniziò negli anni sessanta: oggi è un paese più secolarizzato, e anche i due partiti politici molto più distanti dall'elettorato religioso. Il cattolicesimo liberal o sociale-progressista, che una volta aveva la sua casa politica nel partito democratico, è quasi scomparso tra i quadri del partito e al Congresso".
    Secondo il docente e teologo, i temi dell'aborto e dei migranti, sicuramente molto divisivi, "incideranno sulle scelte" dell'elettorato Usa, "ma è difficile dire quanto, e specialmente nei sei o sette Stati decisivi per l'elezione presidenziale".
    "La novità è che dopo la sentenza della Corte Suprema del 2022 - osserva -, le politiche restrittive sull'aborto sono diventate un tema che penalizza i repubblicani alle elezioni e quindi il partito di Trump ora ha quasi abbandonato la sua storica piattaforma anti-abortista a livello nazionale (a livello locale è diverso)". "Sull'aborto le distanze tra I due partiti si sono ridotte - aggiunge Faggioli -. Ora entrambi i partiti politici a livello nazionale sono sostanzialmente pro-choice, non solo i democratici. Non succedeva dagli anni settanta".
    In ogni caso, il Papa "ha spiazzato ancora una volta la Conferenza episcopale Usa, che da una ventina d'anni circa ha adottato una piattaforma per cui l'aborto è la 'priorita' preminente".
    Per quanto riguarda infine il lungo tour del Papa appena concluso, Faggioli lo ritiene "un viaggio importante, come tutti quelli di Francesco specialmente in Asia e ora anche in Oceania: dialogo interreligioso, inculturazione della fede cristiana nelle Chiese locali, missionarietà come Chiese di minoranza".
    "Ma da un certo punto di vista è stato un viaggio più facile rispetto a quello che sarebbe un viaggio in Germania o in Nordamerica - sottolinea -. Queste Chiese di minoranza sono le Chiese più vicine a Francesco perché sono Chiese 'non allineate' nelle lotte culturali intra-cattoliche sul ruolo delle donne nella Chiesa, sulla necessità di riforme interne, riforma del ministero dei preti ecc..., e che quindi non pongono sul tavolo le questioni più spinose per i cattolici nel mondo occidentale, che sono anche sul tavolo del Sinodo che si apre tra poco a Roma". (ANSA).
   

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