Oltretevere

Vaticano, oltre duecento vescovi a 'scuola', tra finanze e abusi

La formazione per i neonominati, domani l'incontro con il Papa

Redazione Ansa

(ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 18 SET - Sono oltre duecento e arrivano da tutto il mondo i vescovi di nuova nomina che sono arrivati in questi giorni per una settimana di formazione. Dalla questione degli abusi alla gestione delle finanze, dal Sinodo al Giubileo, i nuovi pastori della Chiesa cattolica vivono una full immersion nella Curia romana. Domani incontreranno Papa Francesco.
    "E' come andare a scuola", racconta uno dei partecipanti, monsignor Raimo Ramón Goyarrola Belda, vescovo di Helsinki dallo scorso settembre. "E proprio come quando eravamo a scuola la prima cosa importante non erano tanto le materie ma conoscere nuovi amici. Lo scopo è la fratellanza perché ogni diocesi ha una sua ricchezza".
    Lo stage funziona come un vero e proprio corso di formazione, con i suoi orari, dalle 7 di mattina alle 8 di sera. "E' una ricchezza umana incredibile perché ciascuno porta qui la sua testimonianza, chi vive un Paese povero, chi in un Paese in guerra, chi ha problemi con i sacerdoti". E alla fine si impara più "nei corridoi" che sui banchi di quello che questo giovane vescovo chiama scherzosamente il "baby bishops workshop".
    Nato a Bilbao, nei Paesi Baschi in Spagna, il 20 luglio del 1969, "lo stesso momento in cui Neil Armstrong metteva piede sulla luna", formazione nell'Opus Dei, medico, si è trovato ad essere sacerdote ad Helsinki. "Io mi sono innamorato della Finlandia e quando ti innamori tutto è possibile", racconta parlando di una Chiesa cattolica che conta solo 20mila fedeli in tutto il Paese; lui è l'unico vescovo. "Siamo la Chiesa più povera d'Europa", dice spiegando che in un Paese ricco questo suona strano "ma dopo tanti anni cominciano a capirlo". "Noi non abbiamo l'8 per mille e uno dei miei compiti principali è cercare fondi per poter avere aule per il catechismo, residenze per gli studenti. Sogno una scuola cattolica. Busso a tante porte, grazie a Dio qualcuno le ha aperte".
    Il vescovo parla anche della guerra che i finlandesi vivono ai loro confini: "Prima della guerra il rapporto era buonissimo, la Finlandia viveva di turismo russo. Tutto è cambiato".
    Ma in mezzo a tante difficoltà c'è l'amicizia con le altre confessioni cristiane, che sono maggioritarie in Finlandia, gli ortodossi e i luterani. "Siano davvero amici, fratelli e sorelle, ci lasciano usare le loro Chiese e siamo un esempio.
    Anche in Vaticano parlano di 'finnish way' quando parlano di un modello di ecumenismo che funziona".
    Nel corso in Vaticano sta imparando a guardare oltre le contingenze della sua Chiesa: "Noi siamo poverissimi, come diocesi, ma ci sono vescovi che vivono in mezzo alla guerra, altri che sono spiati dai loro Paesi, altri che vivono in terre dove i cristiani sono perseguitati o in Paesi senza libertà.
    Fare il vescovo non è facile ma c'è davvero tanta gente buona".
    (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it