Oltretevere

Il re di eSwatini dal Papa, accompagnato da una delle mogli

Il tema della poligamia affrontato anche al Sinodo

Redazione Ansa

(ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 18 OTT - Il re di eSwatini Mswati III ha incontrato oggi Papa Francesco. Nella sua visita nel Palazzo apostolico vaticano era accompagnato da Liphovela LaZuma, una delle sue undici mogli (quindici i matrimoni in tutto, considerate le due consorti dalle quali ha divorziato e due che sono invece decedute).
    Il re, secondo quanto informano gli account social ufficiali del Paese africano, ha incontrato il Papa per mezz'ora e poi ha compiuto un tour nella basilica vaticana.
    La visita del re poligamo avviene proprio nei giorni in cui il Sinodo, riunito in Vaticano, si interroga sulla questione delle famiglie in cui convivono diversi matrimoni. Sul tema le conferenze episcopali del continente stanno preparando un documento.
    "La poligamia non è in un solo Paese - ha detto oggi nel briefing sul Sinodo il cardinale Stephen Ameyu Martin Mulla, arcivescovo di Juba (Sud Sudan) - ma in tutta l'Africa. Abbiamo cercato di affrontare la questione con tutta la Chiesa africana e abbiamo ottenuto il sostegno di tutti i nostri colleghi dei diversi Paesi del continente". Il cardinale di Juba sottolinea che "gli insegnamenti della Chiesa cattolica sul matrimonio restano gli stessi ma dobbiamo avere cura delle famiglie poligame, questo è molto importante in Africa. Bisogna affrontare le situazioni che esistono e dobbiamo occuparci delle persone ovunque sono e in qualunque condizione".
    Tra i temi che la Chiesa cattolica africana deve affrontare in materia c'è quello delle conversioni. Quale è infatti il destino delle famiglie nelle quali il capofamiglia, con più mogli e figli da ciascuna di loro, decide di abbracciare la fede cattolica che non contempla la poligamia? Avere portato la questione sul tavolo del Sinodo significa potere affrontare il tema "come un problema globale" e non solo locale. "L'aspetto positivo del Sinodo - ha detto ancora il cardinale di Juba - è proprio l'apertura rispetto a tutte le questioni, ai problemi, che sono legati all'umanità stessa. Noi come Chiesa dobbiamo essere agenti pastorali". Quindi il dialogo tra culture all'interno del Sinodo "ci aiuta a vedere i problemi che dobbiamo affrontare nel mondo". (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it