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Carceri: convegno Caritas, restituire dignità a chi ha sbagliato

Zuppi, 'fondamentale ruolo comunità, tra prigione e territorio'

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 13 NOV - E' in corso oggi a Roma il convegno "Giustizia e speranza: la comunità cristiana tra carcere e territorio", promosso dalla Caritas Italiana per riflettere sulle attuali condizioni di vita all'interno delle strutture detentive e sul ruolo che la comunità cristiana può e deve avere nella costruzione di percorsi di riscatto e reintegrazione.
    Nella giornata si alternano interventi che permettono di comprendere meglio la situazione focalizzando l'attenzione su tre questioni specifiche: la presenza della comunità nelle strutture detentive; il servizio sul territorio a sostegno delle persone in misure alternative alla detenzione; l'impegno per costruire un modo differente di fare giustizia.
    Nel pomeriggio, in sessioni parallele, le stesse attenzioni costituiscono l'oggetto di un dialogo volto alla costruzione di prospettive possibili a partire dai saperi e dalle esperienze di ciascuno. "L'incontro, alla vigilia del Giubileo, vuole valorizzare il ruolo profetico della Chiesa anche trovando nuove forme per restituire dignità e speranza a chi ha sbagliato", si legge in una nota.
    L'esperienza di operatori e volontari Caritas che operano in questo ambito porta a dire che è doveroso favorire percorsi in cui le persone sono "fuori dal carcere, il prima possibile e accompagnate", sempre in un'ottica di legalità e di rispetto delle normative vigenti.
    "Quel 'tra' che c'è nel titolo", ha sottolineato il card.
    Matteo Zuppi, presidente della Cei, nel suo intervento, "la comunità cristiana 'tra' carcere e territorio… è molto bello questo 'tra', penso che sia davvero questo il ruolo delle comunità, stare tra il carcere e il territorio. Anche per non dare l'alibi a tutti noi di non fare la nostra parte perché comunque altri, come la Caritas, si prendono cura dei carcerati…". "È fuori dal carcere", ha detto mons. Carlo Redaelli, presidente di Caritas Italiana, "che le persone possono sperimentarsi nuovamente con la vita sociale fatta di regole e di relazioni basate sul rispetto e sulla fiducia nella reciprocità; è fuori dal carcere che può avvenire in modo pieno e completo quell'incontro con la comunità che si aspetta responsabilità e che può aprire le braccia per accogliere e sostenere le persone più fragili". (ANSA).
   

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