Rubriche

Un progetto in Libano per sostenere le giovani orfane

Fondazione Roma e Gsif sostengono l'opera delle suore

Un progetto in Libano per sostenere le giovani orfane

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 10 FEB - Offrire supporto psicologico e educativo e garantire il sostegno immediato e a lungo termine necessario a curare le cicatrici del trauma post-bellico delle giovani ragazze rimaste senza genitori ospitate nella casa di accoglienza delle suore del Buon Pastore di Ain Saadeh, sobborgo a nord-est di Beirut. È questo l'obiettivo del progetto sostenuto dalla Fondazione Roma, che ha scelto di confermare così il proprio impegno in un Libano.
    Il progetto è un tassello del più ampio piano di interventi voluto dalla Good Shepherd International Foundation Ets (Gsif), con un'esperienza decennale nel sostegno ai più vulnerabili in oltre 35 Paesi, da anni in prima linea nel Paese accanto alle suore del Buon Pastore, con progetti di cooperazione a vantaggio soprattutto di minori e giovani e ora con interventi umanitari d'emergenza e di ricostruzione. "Come Fondazione Roma - spiega il presidente Franco Parasassi - vogliamo essere sempre in prima linea in tutte quelle iniziative che rispondono ai bisogni delle comunità vulnerabili e in difficoltà. La collaborazione con le Suore del Buon Pastore e con Gsif, che da anni operano instancabilmente in un contesto con molteplici criticità, è un impegno che riflette la nostra volontà di dare risposte tangibili e di offrire un supporto concreto a giovani ragazze che hanno vissuto traumi profondi a causa del conflitto e della perdita dei loro genitori".
    "La grave emergenza determinata dal conflitto ha fatto esplodere una vera crisi umanitaria in tutto il Paese: è indispensabile assicurare il sostegno immediato a più di 10.000 persone delle località di Deir El Ahmar, e del quartiere di Roueisset di Beirut dove operiamo accanto alle Suore del Buon Pastore, portando beni di prima necessità, offrendo supporto psicosociale e assistenza sanitaria, per soddisfare i bisogni essenziali e promuovere la resilienza della comunità", spiega Cristina Duranti, direttrice di Gsif.
    "Questo rifugio rappresenta l'unico luogo sicuro, l'unica casa che queste ragazze conoscono. Serve una corsa contro il tempo per dare a queste ragazze, molte delle quali senza una famiglia, un futuro migliore", racconta suor Antoinette Assaf, responsabile della missione in Libano. (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it