(ANSA) - ROMA, 02 NOV - Don Davide Banzato è un sacerdote
noto al grande pubblico. E' parte dell'esperienza di Nuovi
Orizzonti ma non si sottrae anche ad incontri pubblici e alla
televisione per diffondere il suo messaggio di fede.
Qual è la mia missione? Come faccio a capirlo? E se
sbagliassi strada? La nostra vita è predestinata? C'è un destino
già scritto? Quanta libertà abbiamo davvero? Quanto le nostre
scelte influenzano il corso degli eventi? Possiamo sempre
tornare indietro oppure, a volte, ciò che scegliamo ci
condizionerà per sempre? Sono alcune delle domande alle quali il
sacerdote cerca di fornire una risposta attraverso il racconto
della sua esperienza personale. Un cammino che non è andato
sempre liscio ma che, nonostante tutto, prosegue ogni giorno
perché "nella vita spirituale o si va avanti o si va indietro,
non si può mai restare fermi", scrive don Davide.
Attraverso il racconto a cuore aperto della sua vita, il
sacerdote vuole condividere con i più giovani il suo percorso di
smarrimento e vocazione, di cadute e vittorie, di sconfitte ma
soprattutto di nuove consapevolezze. Il messaggio è che "ognuno
si merita di ottenere il suo pezzo di Cielo". Quindi don Davide,
nato a Padova 43 anni fa, ha deciso di mettere a nudo la sua
esperienza. "Ho aperto un po' lo zaino della mia vita e spero
che qualcosa possa essere utile".
Dai primi amori alla vocazione sacerdotale, dal bullismo alle
esperienze di comunione, dalla solitudine vissuta in seminario
all'incontro con la fondatrice di Nuovi Orizzonti, Chiara
Amirante, attraverso il quale la sua vita ha preso una precisa
direzione, proprio al servizio dei giovani.
Nel libro ripercorre passo passo la sua vita senza reticenze.
Si comincia dalla sua numerosa famiglia e dai banchi di scuola:
"Era il tempo delle prime sigarette fumate di nascosto e dei
primi innamoramenti. Un periodo anche romantico, caratterizzato
da creatività e amore per la poesia, spesso usata per far colpo
sulle ragazze". Poi il bullismo: "Ho dovuto da subito tirare
fuori le unghie per difendermi" e "in quel momento mi sono
tornate utili le arti marziali, che mi hanno permesso di
guadagnarmi un po' di rispetto". Il seminario e le crisi: "Alla
fine del primo anno avrei voluto gettare la spugna e stavo
meditando seriamente di uscire. La decisione di continuare mi ha
portato senza dubbio a soffrire ancora, ma mi ha anche permesso
di vivere un giorno speciale senza il quale oggi non sarei qui a
raccontarmi". Ovvero l'incontro con la comunità nella quale ha
trovato il senso della sua vocazione e della sua vita. (ANSA).
Don Banzato apre il suo diario, "ognuno può trovare la strada"
Un libro rivolto ai giovani, "tutta la vita è un cammino"