Oltretevere

Il lessico del Giubileo di Enzo Bianchi, "la terra non è nostra"

Una guida spirituale per ritornare al senso dell'Anno Santo

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 07 NOV - La gioia, la speranza, il perdono e l'apertura di quella porta che è un segno del superamento di tutte le chiusure. Enzo Bianchi conduce al cuore del Giubileo, che comincerà il 24 dicembre, con una guida spirituale per ritornare all'essenza dell'Anno Santo. E' il suo "Lessico del Giubileo", per le edizioni Edb, in uscita il 15 novembre.
    "Obiettivo del Giubileo - ricorda Bianchi citando Giovanni Paolo II - è rinsaldare, rinnovare, rinforzare la fede e quindi la vita cristiana, che è la sola vera testimonianza a Cristo".
    Quindi è fondamentale "vigilare perché questa celebrazione non resti prigioniera della gigantesca macchina organizzativa messa in moto, non diventi enfatica celebrazione trionfale, e soprattutto - avverte il fondatore di Bose - non sia occasione per i cristiani di tentazione e seduzione verso logiche ubbidienti a mammona, al denaro, al potere, al successo. Più che mai in occasione di una celebrazione giubilare, va detto chiaramente, non possiamo servire a due padroni".
    L'Anno Santo sarà invece l'occasione per "fare chiesa" e "confessare la cattolicità senza trionfalismi della fede, senza logiche di arroganza, ma nella sola fierezza della consapevolezza di essere stati amati e perdonati da Dio".
    Ripercorrendo le Scritture, Bianchi ricorda che il Giubileo era anche, per il popolo d'Israele, l'occasione per mettere a riposo la terra. Perché, è quanto deve ricordare anche l'uomo di oggi, "la terra resta proprietà di Dio, e se è data in possesso a Israele è data in dono, sicché nessuno può disporne a piacimento". Quindi "la terra che noi abitiamo non ci appartiene, è a nostra disposizione ma noi non possiamo farne ciò che vogliamo". Un messaggio, questo, contro ogni tipo sfruttamento. "Oggi nel suo delirio di onnipotenza - sottolinea ancora Enzo Bianchi nel suo libro - l'homo technicus sfrutta senza discernimento le risorse della terra, mira in nome dello sviluppo a una produzione che la estenua, e così questa comunità di co-creature che è la terra appare malata: scompaiono sempre più specie di animali e di piante, i nostri mari e i nostri fiumi non cantano la vita ma sono inquinati, le foreste arretrano e avanza il deserto. Sì, avanza il deserto di sabbia perché avanza il deserto dei cuori umani…".
    L'Anno Santo deve dunque essere il momento in cui pensare alla dignità di tutti gli uomini: "Come si può dimenticare che un miliardo di persone, un sesto degli abitanti del pianeta, si è accaparrato i beni, le risorse, lasciando gli altri cinque miliardi nella povertà, fino alla fame, in una condizione di debito verso i paesi ricchi che potrà soltanto peggiorare, di accesso al commercio internazionale che significa soltanto sottomissione alle regole dei più ricchi e potenti?". (ANSA).
   

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