(di Manuela Tulli)
(ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 14 FEB - "La situazione è anche
difficile da immaginare: da mesi vivono senza acqua, senza cibo,
senza luce, senza niente. Tra morti e feriti siamo arrivati a
oltre centomila persone". È questa la situazione di Gaza: lo
racconta all'ANSA padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia
di Terra Santa e coordinatore della più grande operazione
umanitaria in corso, con l'arrivo in Italia di decine di bambini
feriti e malati dalla Striscia. "Anche domani è in arrivo in
Italia un aereo con i bambini", riferisce il francescano. Ad
oggi sono arrivati in Italia 111 persone tra bambini e
familiari.
Agli israeliani che oggi, attraverso l'ambasciata presso la
Santa Sede, hanno detto che "gran parte del 'progetto' di Hamas,
vale a dire la costruzione di questa infrastruttura terroristica
senza precedenti, è stato attivamente sostenuto dalla
popolazione civile locale", padre Faltas replica: "Ci sono 2
milioni e 400mila persone. Tutta Gaza è Hamas? Come si fa a
dirlo? C'è gente che sta male e che non c'entra niente. La
maggior parte dei civili di Gaza - ricorda il frate francescano
- sono bambini: molti di loro sono rimasti orfani o sono stati
uccisi".
Quei bambini, anche se hanno avuto la fortuna di lasciare la
Striscia per curarsi, come quelli arrivati negli ospedali
pediatrici italiani, si portano dietro tutto il loro carico di
sofferenza e dolore. "Ognuno ha una storia. Samira - racconta -
è in Italia con la mamma e il fratello; le manca il babbo e le
sorelle che sono rimasti a Gaza e per questo non riesce neanche
a mangiare. C'è un'altra famiglia: padre e figlio a Gaza, la
mamma fuori con tre figli. Tutti così… quanto dolore, è tutto
molto grave".
Padre Faltas, alla domanda se vede una via d'uscita, si dice
"ottimista. Dopo tutte queste vittime devono trovare una via
d'uscita, una soluzione. Devono fare il più presto possibile. Se
non ora quando?", chiede auspicando che si metta subito in atto
"la soluzione dei due Stati".
"Tutti hanno pagato, tutti hanno sofferto, dall'una e l'altra
parte, deve esserci una via d'uscita". Quanto alla situazione
della parrocchia cattolica della Sacra Famiglia, dice: "Sono
due-tre giorni che non riesco a sentirli, le comunicazioni non
sono facili. Lì dentro ci sono persone che non riescono a
curarsi e rischiano di morire". Difficile un loro coinvolgimento
nelle operazioni umanitarie perché "purtroppo per loro il valico
di Rafah è lontano ed è molto pericoloso muoversi per
raggiungerlo". (ANSA).
P. Faltas, dolore a Gaza, serve soluzione ora
Domani in arrivo in Italia altri bimbi dalla Striscia