Oltretevere

P. Faltas, nessun permesso ai cristiani Cisgiordania per Pasqua

Al momento non è consentito loro di andare a Gerusalemme

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 15 MAR - "Dopo 160 giorni la Terra Santa, sconvolta dalla violenza, non vede una possibile soluzione alla guerra in corso. Oggi, primo venerdì di preghiera del Ramadan, iniziato lunedì scorso, a Gerusalemme, la città Santa per le tre religioni monoteiste, il clima è teso. Forti le restrizioni imposte da Israele: gli uomini che hanno meno di 55 anni e le donne che hanno meno di 50 anni non possono arrivare fino alla Spianata delle Moschee per pregare". A descrivere al Sir l'atmosfera che si vive in queste ore a Gerusalemme è padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa.
    Situazione difficile anche per i cristiani: "Siamo in Quaresima e fra pochi giorni inizierà la Settimana Santa. Per la Pasqua i cristiani della Cisgiordania non avranno i permessi per venire a pregare a Gerusalemme e non potranno seguire la processione della Domenica delle Palme. I riti della Settimana Santa e della Pasqua sono attesi dai cristiani palestinesi perché sono momenti importanti di fede e di unità ma fino ad ora nessun permesso è stato concesso. E a fine aprile sarà Pesach, la Pasqua ebraica".
    "Noi Francescani - aggiunge padre Faltas - ogni venerdì percorriamo la Via Dolorosa per pregare la Via Crucis, che in Quaresima viene seguita maggiormente da pellegrini e cristiani locali. Oggi, per motivi di sicurezza e a causa di scontri nella Città Vecchia, non faremo la Via Crucis". La guerra in corso sta mettendo a dura prova la pur difficile convivenza dei fedeli delle tre religioni, ebrei, cristiani e musulmani, che hanno, spiega il vicario della Custodia, "i loro luoghi Santi concentrati nello spazio della Città vecchia. Così, se prima era possibile avere una certa convivenza anche durante periodi comuni di feste religiose, non posso immaginare cosa succederà in questo periodo di guerra, in un clima di continua tensione".
    "La guerra, l'odio, la discordia non consentono a chi ha fede di pregare nei propri luoghi santi e questo non è giusto.
    Gerusalemme è al centro della contesa: preghiamo perché diventi centro di unità, di rispetto, di amore per tutta l'umanità", conclude Faltas. (ANSA).
   

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