Oltretevere

Da Daoud a suor Nabila, le storie degli irriducibili della pace

In un libro la voce di chi ha deciso di non cedere all'odio

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 22 SET - C'è una fattoria nel villaggio palestinese di Nahalin, nella campagna a sud-ovest di Betlemme, che da generazioni coltiva non solo viti e ulivi ma anche occasioni di dialogo. Nonostante le difficoltà della convivenza, aumentate in misura esponenziale dopo il 7 ottobre, "abbiamo trasformato la fattoria in un luogo di condivisione, in cui tutti sono i benvenuti". Lo racconta Daoud Nassar, l'ultimo discendente della famiglia cristiana che da diverse generazioni, con la sua "tenda delle nazioni", cerca di non spegnere la fiammella del dialogo in quel Medio Oriente ancora una volta incendiato dalle divisioni e dalla guerra. "Mio padre era convinto che la comunità cristiana avesse un ruolo cruciale nella costruzione di un futuro di riconciliazione", dice Daoud che ha deciso, nonostante tutto, di continuare a coltivare questo sogno.
    La storia di Daoud è una delle esperienze virtuose raccolte nel libro "Gli Irriducibili della pace" di Chiara Zappa, con la prefazione della cantante Noa, per Ts Edizioni.
    C'è poi suor Nabila, che ha vissuto nell'inferno di Gaza fino a qualche mese fa. Era lei a fare da tramite tra il Papa, che telefonava tutti i giorni (e continua a farlo) e i fedeli della parrocchia della Sacra Famiglia che vivono tutti insieme, un po' per farsi coraggio un po' perché molti di loro non hanno più una casa. "Oggi più che mai mi sento di gridare - dice suor Nabila all'autrice del libro - che la pace è l'unica via. Bisogna puntare sul dialogo, sul negoziato. La guerra porta solo morte e distruzione, nessuna soluzione ai problemi. Il Papa è l'unico che non ha mai smesso di ripeterlo, mentre i leader del mondo sono rimasti a lungo in silenzio di fronte all'agonia di un popolo intero. Che invece ha il diritto di vivere, come qualunque altro popolo al mondo".
    Nel libro tante le storie degli "irriducibili" che non vogliono arrendersi all'odio: c'è Layla, palestinese, che ha perso il figlio neonato a causa di uno degli assedi israeliani in Cisgiordania. Dopo molto tempo prigioniera dell'odio, ha incontrato l'associazione Parents' Circle, un forum di famiglie che promuove percorsi di riconciliazione fra persone che hanno subito un lutto a causa del conflitto. C'è poi Chen, un tempo ufficiale dell'esercito israeliano che oggi combatte l'occupazione attraverso il teatro. Tanti i volti raccontati di quel popolo che chiede pace, come ripete sempre Papa Francesco.
    "Siamo tutti un'unica, addolorata famiglia umana", sottolinea nell'introduzione Noa, la cantante che si batte da sempre per la convivenza pacifica nella sua terra. "Noi, i milioni di israeliani e palestinesi che stiamo soffrendo e siamo torturati - aggiunge -, non siamo la nostra leadership". (ANSA).
   

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