Oltretevere

Cristiani del Libano,'noi una barca in tempesta'

Villaggio di Rmeish a confine con Israele,'viviamo come sospesi'

Redazione Ansa

(ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 03 OTT - Israele è di là dalla collina, e dista in linea d'area meno di due chilometri. Nel mezzo di quella terra di confine che è già diventata teatro di scontro diretto tra le milizie sciite di Hezbollah e i soldati dello Stato ebraico, il villaggio cristiano di Rmeish rimane sospeso tra la vita e la rovina che già lo assedia intorno. I suoi abitanti, fino a qualche settimana fa, erano più di 11mila.
    Ora ne sono rimasti meno di 5mila. In tanti, soprattutto le famiglie con persone malate e bambini piccoli, si sono uniti all'esodo di un milione di nuovi sfollati libanesi, fuggiti verso aree considerate più "sicure". A raccontare la situazione è Fides.
    Quelli che non sono andati via vogliono rimanere e andare avanti, nonostante tutto. Pregano ogni giorno insieme, come un'isola di pace sospesa in mezzo alla tempesta. Abuna Toni Elias, uno dei 4 sacerdoti maroniti del villaggio, la sera continua a vigilare insieme a una trentina di giovani le strade di accesso al villaggio, per poter avvisare tutti in caso di pericolo. "Questi ragazzi - dice all'agenzia dei missionari - io li chiamo 'sentinelle del mattino'. Sono come dei vigilanti pacifici e disarmati, che controllano cosa succede intorno al villaggio per vedere se ci sono pericoli".
    Quando i miliziani sciiti di Hezbollah hanno cominciato a lanciare razzi su Israele - racconta padre Toni - "In parecchi abbiamo alzato la voce per dire che nessuno voleva questa guerra, e che non si aiutavano i palestinesi a Gaza da qui, e in questo modo". E quando i lanci d'artiglieria israeliana sono arrivati sulle terre coltivate intorno a Rmeish, gli abitanti, con la mediazione dell'esercito libanese, hanno chiesto ai miliziani di Hezbollah di non lanciare i loro razzi dal territorio del loro villaggio. Non volevano che la risposta dei missili israeliani finisse sulle loro case, in una guerra che non era la loro.
    Due settimane fa, quando l'esercito israeliano ha iniziato in Libano l'operazione "Ordine nuovo", tanti villaggi sciiti e cristiani vicini a Rmeish sono stati devastati. "Ormai ci sono tante rovine, tanti posti distrutti come Gaza, anche intorno a noi" sottolinea padre Toni. E racconta di come siano arrivati dall'esercito israeliano gli ordini di evacuazione anche ai villaggi cristiani. Ora, lungo tutta la fascia di confine, gli abitanti sono rimasti solo a Reimsh e in un altro villaggio cristiano.
    Padre Toni Elias ammette che "non si riesce a capire cosa c'è dietro tutto questo, e dove ci porterà". Riguardo ai rapporti con gli sciiti, ricorda la convivialità buona che si viveva tra i diversi villaggi prima della nuova guerra. "Siamo dello stesso popolo, non possiamo entrare in conflitto con loro", ripete. A Rmeish - conclude il sacerdote maronita - "ora siamo come una barchetta nell'Oceano in tempesta". (ANSA).
   

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