(di Roberto Nardi) (ANSA) - VENEZIA, 12 AGO - Il decreto sugli 80 euro in busta paga ha aperto un 'fronte' davanti alla Consulta tra la Regione Veneto e il governo a guida Matteo Renzi, scatenando anche la reazione del sottosegretario all'economia Pier Paolo Baretta che ha parlato di "sindrome da campagna elettorale". Sul piatto del contenzioso non ci sono i soldi finiti in tasca di milioni di italiani dal maggio scorso, ma il modo in cui il governo pensa di trovare la copertura finanziaria che, a detta del governatore Luca Zaia, pare destinata a pesare su Regioni, specie quelle virtuose, ed enti locali utilizzando il concetto della 'spesa storica'.
"Troppo facile fare copertura togliendo soldi a Regioni e comuni" ha detto Zaia e ha annunciato che il Veneto ricorre alla Corte Costituzionale proprio per contestate la legittimità delle modalità di recupero delle risorse decise dal governo nel decreto 80 euro. Zaia ha parlato del ricorso a fine mattina durante una conferenza stampa a conclusione della giunta; un momento che è servito anche per una valutazione positiva sulle parole del ministro Algelino Alfano contro il commercio abusivo.
La questione 'calda' però era la delibera appena approvata e riguardante il ricorso alla Consulta che sarà formalizzato domani mattina attraverso l'avvocatura regionale. "Non abbiamo niente - ha spiegato Zaia - contro chi gli 80 euro li prende, al di là del fatto che vengono lasciati fuori i più bisognosi, i disoccupati e i pensionati. Ma il modo per recuperare le risorse, il 'montepremi' che vale 6 miliardi e 400 milioni di euro, è una farsa: se decidi di fare un finanziamento, lo devi fare con soldi tuoi. E' troppo facile, e c'è il rischio che passi il principio, farlo togliendo soldi alle Regioni e agli enti locali, tanto più con tagli orizzontali, basati sulla spesa storica del 2013. Così si premiano le Regioni più sprecone: se, ad esempio, per i siciliani si tradurrà in una limatura di unghie, a noi taglierebbero un braccio".
Sul piano tecnico, il ricorso contesta l'impostazione che sta alla base di una serie di previsioni normative in materia di riduzioni di spesa. Si contesta il fatto che anziché distinguere le regioni virtuose da quelle con problematiche economiche finanziarie, il provvedimento "comprime indebitamente l'autonomia di spesa regionale in tutta una serie di ambiti (acquisti di beni e servizi, incarichi e collaborazioni, canoni di locazione e altro) utilizzando il concetto della spesa storica anziché ricorrere a parametri standard di spesa. Ciò penalizza ulteriormente gli enti - come il Veneto - che nel frattempo hanno razionalizzato fortemente la spesa con azioni contenitive e riduzione dei costi a partire dal 2010". Zaia ha rilevato che non è d'accordo con i tagli - "si va a ledere l'autonomia di bilancio delle Regioni, in maniera arbitraria, mettendoci in grande difficoltà" - e che si è scelta la strada di "insinuarsi nella partita attraverso le modalità di finanziamento che riteniamo non corrette, non distinguendo tra Regioni virtuose e non virtuose. Il Governo i soldi non li ha, ha fatto un provvedimento senza coperture, e vogliamo che sia chiaro anche alla gente che quel che gli danno con una mano, lo sottraggono al territorio con un caterpillar".
Dichiarazioni che non sono piaciute al Pd con Ernesto Carbone che ha espresso la speranza che Zaia "non sprechi i soldi dei contribuenti veneti per un ricorso alla Consulta che non ha alcuna base giuridica"; mentre il segretario veneto Roger De Menech ha parlato di una delibera di giunta per una spesa di 1,7 milioni di euro "in pubblicità della Regione", invitando il governatore ad adeguarsi ai tagli agli sprechi e inefficienze varati dal governo "e a evitare di utilizzare i soldi di cittadini e imprese per improprie campagne pubblicitarie dal chiaro sapore pre elettorale". Per Filippo Taddei, responsabile economia del Pd, "sarebbe meglio occuparsi dell'efficienza della propria macchina amministrativa anziché escogitare assurde battaglie politiche ferragostane sulla pelle di chi ha ricevuto gli 80 euro". (ANSA).
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