(ANSA) - ROMA, 15 LUG - Gli anni a cavallo delle due guerre
con l'ascesa dei totalitarismi. Il cinema che piano piano viene
risucchiato dalla politica che ne ha scoperto l'immenso potere
di propaganda. E poi la crisi della Guerra Fredda, gli scontri
del '68, i cambiamenti epocali degli anni '70, il post moderno,
la globalizzazione. Solo parzialmente fermata dalla pandemia
Covid, che ha fatto rinviare di un anno la Mostra di
Architettura, la Biennale riscopre il suo ruolo di specchio
della società e si racconta riflettendo su tutti i momenti di
crisi, i nodi della storia, gli eventi epocali dei quali è stata
partecipe e testimone, in una mostra allestita dal 29 agosto
all'8 dicembre al Padiglione Centrale dei Giardini.
Un progetto nato per celebrare i 125 anni dell'istituzione,
sottolinea il presidente Roberto Cicutto, e che poi si è espanso
e riempito di significati proprio in conseguenza del momento
particolarissimo che stiamo vivendo. In qualche modo l'avvio di
una Biennale per la prima volta davvero corale, come sottolinea
dal suo studio di Boston il direttore della mostra di
architettura Hashim Sarkis, perché alla sua realizzazione hanno
lavorato insieme tutti i curatori delle sei diverse sezioni, da
Cecilia Alemani (Arte) ad Alberto Barbera (Cinema) da Marie
Chouinard (Danza) a Ivan Fedele (Musica) Antonio Latella
(Teatro) e Sarkis (Architettura). Anche su questo, spiega
Alemani, gioca il titolo scelto per l'esposizione "Muse
inquiete. La Biennale di fronte alla storia", che certo allude a
de Chirico con le sue Muse inquietanti (era il 1948) , ma nello
stesso tempo rimanda alle diverse forme di arte che qui giocano
tutte insieme. Una riflessione corale e multimediale, che negli
spazi del Padiglione allestiti dai Forma Fantasma, complice
l'archivio storico della Biennale (Asac), offrirà un tuffo nella
storia e nelle storie, con foto d'epoca, film, filmati,
documenti, e anche tanti inediti, in una sorta di spazio aperto
di scambio tra i suoi numerosi media. (ANSA).
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