(ANSA) - ROMA, 23 AGO - "Mi ha colpito il fatto che Padre Pio
è un secondo Cristo, un Cristo italiano. E poi è un Santo, un
eroe popolare che spesso viene rappresentato come un Dio, ma
allo stesso tempo è così contemporaneo.
Siamo nel 1920, e in parallelo alla storia del Santo, Abel
Ferrara racconta anche i fatti sanguinosi e poco noti avvenuti a
San Giovanni Rotondo, nell'ottobre dello stesso anno, in cui ci
furono le prime elezioni vinte dalla sinistra, ma in questo
paesino dominato da preti e proprietari terrieri, la destra negò
il risultato delle votazioni e ci fu una piccola strage, tredici
persone, una sorta di anticipazione del fascismo a venire. E
ancora sulla sua fascinazione per il Santo, dice il regista
cresciuto nel Bronx: "Mi ha sempre affascinato la sua umanità,
la sua semplicità. In fondo era un monaco, anzi se gli si
chiedeva chi fosse ci teneva a dire che era solo un semplice
monaco e anche scarsamente istruito, cosa in realtà non vera.
Ho amato poi il suo travaglio interiore, questa sua battaglia
che non gli ha impedito di portare avanti la sua missione come
ad esempio costruire gli ospedali". Il suo rapporto con la
tentazione? "È una battaglia che dura tutta la vita, momento
per momento. Il problema è avere la consapevolezza di fare la
cosa giusta, di avere gli strumenti per scegliere". Nel cast
anche gli italiani Marco Leonardi, Luca Lionello e Brando
Pacitto. (ANSA).
Venezia: Abel Ferrara, Padre Pio il Cristo Italiano
Tentazioni? È una battaglia che dura tutta la vita