(ANSA) - PADOVA, 05 OTT - Un nuovo studio sull'uso dei test
antigenici per contenere l'epidemia da Covid 19, condotto da un
team dell'Università di Padova e dell'Imperial College di
Londra, e coordinato dal prof Andrea Crisanti, evidenzia nuovi
limiti dei tamponi rapidi rispetto ai molecolari, in particolare
perchè ai primi sfuggirebbe una specifica variante del virus
"caratterizzata da molteplici sostituzioni di amminoacidi
dirompenti nell'antigene N". Crisanti e il suo team hanno
pubblicato il nuovo studio - Impact of antigen test target
failure and testing strategies on the transmission of SARS-CoV-2
variants - sulla rivista 'Nature Communications'.
"Poiché questa variante - spiega Crisanti - è risultata
circolante con maggiore frequenza in Veneto, dove il 57% dei
test condotti tra settembre 2020 e maggio 2021 erano antigenici,
rispetto al resto d'Italia (dov'erano solo il 35%) si è
verificata successivamente l'ipotesi che l'aumentata frequenza
dei test antigenici nella rispetto al resto del Paese avrebbe
potuto favorire la trasmissione non rilevata della variante
discordante". La ricerca, avrebbe dimostrato in sostanza, che i
sistemi di sorveglianza genomica che si basano sul test della
popolazione dell'antigene per identificare i campioni per il
sequenziamento, hanno influenzato il rilevamento delle varianti
del test dell'antigene di fuga.
Crisanti non nega che gli antigenici siano più facili da
usare, più economici, e tempestivi nella risposta a confronto
con i molecolari. "Tuttavia - osserva - la sensibilità del test
dell'antigene è minore di quella dei test molecolari, in
particolare quando la carica virale è inferiore (cioè all'inizio
o prima del periodo infettivo), determinando risultati falsi
negativi più frequenti". (ANSA).
Covid: Crisanti, variante antigene sfugge ai test rapidi
Nuovo studio microbiologo mette in guardia su efficacia