(ANSA) - VENEZIA, 30 MAR - "Per me questa mostra rappresenta
un ritorno a casa di Edmondo Bacci, a casa di Peggy Guggenheim,
collezionista sensibile e rara, che aveva intuito come, dietro a
una figura così timida e schiva, quale era Bacci, si celasse un
grandissimo artista. Fu lei, per prima, a capire che l'energia
del colore delle sue opere era qualcosa di speciale, di unico".
La curatrice Chiara Bertola sintetizza così l'esposizione
dedicata a uno dei protagonisti della scena artistica veneziana,
al pari di Tancredi Parmeggiani, che la collezionista e
mecenate, trasferitasi nel 1949 definitivamente nella città
lagunare, decise di sostenere attraverso acquisti di opere e di
portare all'attenzione del mondo con mostre e donazioni a musei
internazionali.
Una ottantina di opere di Bacci, in parte inedite, sono al
centro della mostra in programma negli spazi espositivi della
Collezione Peggy Guggenheim, dal primo aprile al 18 settembre
prossimi (catalogo Marsilio Arte), all'interno del programma
della Collezione di rassegne - sottolinea la direttrice Karole
P.B. Vail - volto a celebrare i protagonisti della scena
artistica italiana nel secondo dopoguerra, come Capogrossi,
Fontana, Licini lo stesso Tancredi e ora Bacci. "L'energia della
luce" accompagna il nome dell'artista (1913-1978) nel titolo
dell'esposizione: "Bacci dipingeva la luce, quella luce che per
lui era pregnanza delle cose", dice la curatrice.
L'esposizione riporta all'attenzione dei grande pubblico uno
dei protagonisti della pittura veneziana, in particolare del
movimento dello Spazialismo, a cui aderì nel 1953, prima di
aprirsi a nuove sperimentazioni negli ultimi anni di attività,
che ebbe grande notorietà in vita per poi "inspiegabilmente
scivolato in una zona d'ombra". "Le opere di Edmondo Bacci -
evidenzia Francesca Lavazza - esprimono la sua capacità di
rappresentare la luce del mondo, e quella interiore che risiede
nelle cose e nell'uomo".
Il percorso della mostra - centrata in particolare sugli anni
Cinquanta, quelli della sala personale alla Biennale nel 1958
(in parte ricostruita in mostra) - si apre con alcune opere in
bianco e nero delle serie "Cantieri" e "Fabbriche", tra il 1945
e il 1953 ispirate al polo industriale di Marghera. Subito,
però, irrompe il colore, la luce lo spazio con "Albe", del 1954,
per poi arrivare ad "Avvenimenti" dove colore e luce creano
vortici, esplosioni primordiali, spazi infiniti e abissi.
Lavori, quest'ultimi, dove "lo spazio non è più sorretto da
una griglia geometrica ma si genera unicamente dalle relazioni
degli eventi di colore. Un colore - dice la curatrice - che
diventa spazio assoluto e che abolisce ogni limite tra
superficie e volume, tra dimensione e traiettoria: il diventa
pura materia di luce nel suo graduale affrancamento dalla più
pesante materia dell'informale".
Se sorprendono le opere sperimentali degli anni
Sessanta-Settanta, particolarmente interessante la sezione
dedicata ai disegni, di fatto inediti, provenienti da collezioni
e dall'Archivio dell'artista. A chiudere il percorso un dipinto
di Giambattista Tiepolo, Il Giudizio finale (1730-35 circa), a
testimoniare come Bacci sia stato influenzato dai maestri del
passato, Giovanni Bellini, Giorgione, e soprattutto dalla
spazialità e dai cieli di Tiepolo. (ANSA).
L'energia della luce di Bacci alla Guggenheim di Venezia
In mostra un'ottantina di opere inedite
