Veneto

Le mamme arcobaleno: 'Stiamo subendo un attacco politico'

Iniziativa omofoba Procura di Padova, contraria a postulato Onu

Redazione Ansa

"Stiamo subendo un attacco politico, la Procura di Padova ha sempre avuto in mano gli atti di nascita: come mai tutto quanto accade ora, guarda caso con l'arrivo della nuova sostituta procuratrice Valeria Sanzari?": è la domanda che si pone, parlando con l'ANSA, Iryna Shaparava, referente delle Famiglie arcobaleno in Veneto, commentando il caso di Padova delle famiglie omogenitoriali.
    La decisione della Procura, aggiunge, "va contro le famiglie monoaffettive, con un ragionamento basato sulla omofobia che va contro qualsiasi postulato della dichiarazione Onu dei diritti dei bambini". Shaparava sottolinea di essere in contatto costante da ieri con le due mamme coinvolte direttamente nell'impugnazione degli atti di nascita, e di non essere a conoscenza, per ora, di altre convocazioni da parte del Tribunale civie, anche se ritiene certo che questo avverrà per tutti i 33 casi che riguardano Padova.
    Non sarà possibile, peraltro, immaginare una class action che riunisca legalmente tutte le coppie coinvolte. "Poichè si tratta di diritto di famiglia, l'annullamento di un atto amministrativo come l'atto di nascita - spiega - non può essere fatta una azione legale collettiva". Pertanto "ogni famiglia dovrà costituirsi singolarmente a giudizio, assistita da un proprio avvocato".
"Tutte le mamme con cui sono in contatto - racconta ancora Shaparava - e che stanno per ricevere la convocazione del Tribunale sono fortemente arrabbiate e incredule perchè è una evidente persecuzione politica delle famiglie monoaffettive". Sono comprensibili le ragioni dell'impugnazione avvenuta a Milano dopo l'arrivo della circolare del ministro Piantedosi, sostiene, "ma è gravissimo - rileva - che per Padova si sia andati indietro addirittura di sei anni".
La rappresentante delle Famiglie arcobaleno contesta poi le affermazioni della pm Sanzari, secondo la quale il cambio di cognome della bambina coinvolta nella vicenda non avrà ripercussioni sulla sua vita sociale. "Togliere il secondo cognome non lede un bambino? - si chiede - Altrochè se lede, la piccola è cosciente, si chiederà il perchè. Si sentirà come se una delle due mamme la lasciasse". Shaparava rivolge infine un appello alla stampa. "Chiediamo ad alta voce di non utilizzare negli articoli la combinazione delle parole utero in affitto - conclude - poichè, come ha detto uno dei papà della nostra Associazione, affermare che la gestazione per altri è detta altrimenti utero in affitto è come dire di una donna afroamericana altrimenti detta negra. Non è più concepibile come termine".



   

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