(ANSA) - ROMA, 07 SET - "Tra i neorealisti il più moderno di
ogni moderno". Così Pier Paolo Pasolini aveva definito Giuseppe
De Santis, il regista di film come Riso amaro, Non c'è pace tra
gli ulivi, Caccia tragica Giorni d'amore, Roma Ore 11, Un
marito per Anna Zaccheo, La strada lunga un anno (per il quale è
stato candidato all'Oscar come miglior film straniero dalla
Jugoslavia).
Un ritratto tra pubblico e privato (prodotto da Beetlefilm,
con Surf Film produttore associato, in collaborazione con La7),
che unisce scene dei film, interviste con De Santis (1917 -
1997) e con i famigliari (la moglie Gordana Miletic De Santis e
la figlia Luisa De Santis) a quelle di critici, ex allievi al
centro Sperimentale (da Iaia Forte a Roberto De Francesco),
colleghi e amici, come Mario Martone, Paolo Virzì, Luciano
Violante, Fausto Bertinotti, ma anche Andrea Purgatori e
Giuliano Montaldo, da poco scomparsi. "Ogni tanto si scoprono
dei padri per il neorealismo, Rossellini, Zavattini, De Sica -
spiega De Santis in un'intervista -. In realtà il neorealismo ha
avuto una grande madre che è la Resistenza".
Formatosi nel marxismo, generoso, colto, grande pedagogo ed
umanista, nemico dei compromessi (aspetto che l'ha portato in
rotta di collisione con i produttori), il regista con i suoi
film ha spesso descritto quel mondo contadino nel quale era
cresciuto: "Ne conosceva l'uomo, le facce, il dolore, la storia
di riscatto" sottolinea Virzì. Emerge in lui attraverso film
come Riso amaro e Roma ore 11 "la capacità di guardare a
qualcosa che la cultura ufficiale tendeva a nascondere, la reale
condizione della donna" spiega Bertinotti. Era un uomo "per cui
- ricorda Luisa De Santis - era importante la dignità, l'onestà.
L'ingiustizia lo sconvolgeva". (ANSA).
L'Italia possibile nel cinema di Giuseppe De Santis
A Venezia Classici docu di Steve della Casa. L'8/9 su La7