Veneto

Navi più lente e barene, così si 'salva' il Porto di Venezia

I risultati del progetto europeo 'Channeling' sul canale Petroli

Redazione Ansa

(ANSA) - VENEZIA, 21 SET - Migliorare la navigabilità e salvaguardare la laguna di Venezia è possibile: è quanto emerge dai risultati del progetto europeo 'Channeling', che ha permesso di identificare una serie di soluzioni gestionali e infrastrutturali per ridurre gli impatti del traffico navale lungo il canale Malamocco-Marghera, il "Canale dei Petroli".
    I risultati dello studio sono stati illustrati stamane nel corso di un incontro, organizzato dall'Autorità di sistema portuale presso le Procuratie Vecchie di Piazza San Marco, e moderato da Mario Tozzi, primo ricercatore del Cnr e divulgatore scientifico.
    Lo studio, effettuato dal Danish Hydraulic Institute (Hdi) di Copenaghen, è stato sviluppato avvalendosi di moderni strumenti di simulazione integrati nell'ambito dell'idrodinamica, della navigazione e delle infrastrutture. Gli ingegneri hanno costruito un modello idrodinamico della laguna per vedere cosa succede quando transita una nave, misurato l'altezza delle onde e replicato le condizioni di navigazione, effettuando rilievi e ricreando l'ambiente lagunare.
    Il pacchetto di soluzioni per garantire navigabilità e salvaguardia dell'ambiente riguardano in primis la riduzione della velocità delle imbarcazioni. Per ciascuna tipologia di nave "abbiamo trovato la condizione migliore che consente la massima sicurezza di navigazione", ha spiegato Paolo Menegazzo, responsabile area pianificazione strategica dell'Autorità portuale.
    Sono stati quindi individuati i necessari interventi di adeguamento localizzato nei pressi dei bacini di evoluzione, e la realizzazione di opere morfologiche, come le barene naturali nei pressi del canale, in grado di proteggere le sponde, limitando il disperdersi delle onde e gli effetti erosivi.
    Secondo i risultati dello studio, il pacchetto di soluzioni previste dovrebbe portare alla riduzione delle tensioni erosive e dei sedimenti in sospensione. È stata dimostrata in particolare una riduzione annuale di circa il 50% delle risospensioni e, conseguentemente, dei volumi erosi. (ANSA).
   

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