Lo strappo dal partito nel voto alla legge veneta sul fine vita è costato i gradi di vice segretaria provinciale alla consigliera Pd Anna Maria Bigon. Un'iniziativa autonoma della segreteria di Verona, hanno subito spiegato i vertici Dem da Roma.
Così, lasciato decantare il malumore, è stato il Pd di Verona a dar voce a chi nei Dem si era espresso senza mezzi termini contro Bigon. "Abbiamo appreso della decisione del segretario provinciale del Pd di Verona, Franco Bonfante, di sollevare dal ruolo di vice segretaria la consigliera regionale Bigon. Scelta che non è frutto di decisioni nazionali e regionali, ma compiuta da Bonfante in totale autonomia" hanno commentato stasera il segretario regionale Andrea Martella e il responsabile nazionale dell'organizzazione del Pd Igor Taruffi. Bonfante ha piegato così la revoca della delega: "per il venir meno del rapporto di fiducia politica, tenuto conto del generale sentimento di iscritti ed elettori del Pd veronese, in grandissima maggioranza sconcertati e delusi dalla scelta di Bigon e favorevoli a regolamentare il fine vita a seguito della sentenza della Consulta".
"Non credo nelle sanzioni disciplinari su temi etici, ed è corretto che sia lasciata libertà di voto per motivi di coscienza - ha aggiunto Bonfante - Ma chi la pratica deve essere consapevole delle conseguenze politiche, a maggior ragione se vi erano alternative, come l'uscita dall'aula". La decisione contro Bigon regista un "allarme democrazia" che torna a lanciare Graziano Delrio da Roma che già alle prime battute della vicenda aveva minacciato di autosospendersi in caso di provvedimenti contro la consigliera: "è un brutto segnale" ed è "inammissibile che si voglia processare una persona per le sue idee". Pur non condividendone la decisione, si schiera con Bigon anche Debora Serracchiani sottolineando che "l'esercizio della libertà di coscienza non può essere punito" e chiedendo al segretario del Pd veronese "di ripensarci".
Bigon paga lo strappo sul fine vita, il Pd di Verona la silura
Vertici Dem, scelta autonoma. Delrio la difende, "inammissibile"