(ANSA) - VENEZIA, 19 APR - Le sale della sofferenza, del
distacco dalle cose care per bisogno, per una guerra, una
malattia. Gli spazi dell'avidità, della ricerca effimera della
ricchezza ottenuta avuta o persa ai tavoli da gioco, con un
investimento sbagliato sull'onda dell'immaterialità digitale.
L'artista svizzero, protagonista nel corso di una passata
Biennale d'Arte della realizzazione di una installazione-moschea
all'interno di una chiesa sconsacrata, è partito dalla storia
stessa del Palazzo, sede del Monte di Pietà dal 1834 al 1969,
per dare vita a una sorta di "wunderkammer" dell'anima e del
dolore. Questo, attraverso una sequenza, apparentemente casuale,
di tracce attinenti alla realtà di vita quotidiana, senza
distinzioni tra ricchi e poveri, unite dal passaggio di questi
oggetti da dimensioni "casalinghe" a scaffali "collettivi".
Migliaia di elementi tenuti insieme dal concetto di "debito".
A pianoterra, dopo la stanza dell'accumulatore seriale - uno
scantinato dove c'è di tutto alla rinfusa - il percorso
espositivo prevede uno sviluppo quasi storico-documentaristico
riguardo alle caratteristiche e funzioni del Monte di Pietà, con
i documenti o le sedie per le aste. Al mezzanino si entra in una
dimensione più cupa. Ci sono le stanze con i tavoli da gioco,
della dea bendata che non fa differenze tra chi ha e chi tenta
la sorte. Letti, tavole imbandite i resti di notti forse passate
insonni. Subito dopo, si entra nel contemporaneo: irrompono il
digitale, la moneta elettronica, i canali social: il mondo in
sostanza dove sono labili i confini tra realtà ed apparenza. Al
primo piano del palazzo, il salone centrale è una sequenza di
oggetti di vario genere. Ci sono bambole, chitarre, mappamondi,
moto, manifesti compro-oro, lavatrici, canoe, reperti bellici,
remi, mappe, libri, abiti, brocche per l'acqua o il vino,
quadri, monete e tanto altro. (ANSA).
Monte di Pietà, le sale del dolore e dell'avidità umana
Alla Fondazione Prada Venezia progetto di Christoph Buchel