Veneto

Il Negrar isola in Veneto primo caso europeo di febbre Oropouche

Paziente aveva viaggiato nei Caraibi, virus simile a Dengue,Zika

Redazione Ansa

(ANSA) - VERONA, 14 GIU - Diagnosticato il primo caso in Europa di febbre Oropouche (una arbovirosi come dengue, Zika, chikungunya), in una paziente con una storia recente di viaggi nella regione tropicale caraibica. Accertato dal Dipartimento di Malattie Infettive, Tropicali e Microbiologia dell'IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, il caso è stato già segnalato alle autorità sanitarie e alla ASL di competenza della Regione Veneto. Il virus è stato isolato nel laboratorio BSL3 del Dipartimento. "La febbre Oropouche è causata dall'omonimo virus (OROV), diffuso normalmente nella regione amazzonica, trasmesso all'uomo dalle punture di insetti, in particolare moscerini e zanzare - spiega Federico Giovanni Gobbi, direttore del Dipartimento che ha permesso la diagnosi. La febbre Oropouche è una delle arbovirosi più diffuse del Sud-America, con oltre 500.000 casi diagnosticati dal 1955 a oggi, un numero probabilmente sottostimato viste le limitate risorse diagnostiche disponibili nell'area di diffusione". "I sintomi si manifestano di solito dopo 3-8 giorni dalla puntura dell'insetto vettore, e sono in gran parte sovrapponibili a quelli di altre febbri virali tropicali come dengue, Zika o chikungunya: febbre alta (oltre i 39 °C) accompagnata da mal di testa, dolore retrorbitale, malessere generale, mialgia, artralgia, nausea, vomito e fotofobia - prosegue Concetta Castilletti, responsabile dell'Unità di Virologia e Patogeni Emergenti dell'Irccs. Sono stati inoltre registrati sporadici casi di interessamento del sistema nervoso centrale, come meningite ed encefalite. Nel 60% circa dei casi dopo la prima fase acuta i sintomi si ripresentano, in forma meno grave: di solito da due a dieci giorni, ma anche dopo un mese dalla prima comparsa". "Oropouche come le altre arbovirosi - precisano gli esperti - costituiscono una delle emergenze di salute pubblica con le quali dobbiamo abituarci a convivere. L'essere riusciti ad isolare il virus Opov ci fornisce un'arma in più per affinare la diagnostica e la ricerca". (ANSA).
   

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