Veneto

Anche il magnate di Singapore Kwong indagato a Venezia

Brugnaro: 'Pronto alla mia Via Crucis'. Boraso: 'Leggerò le carte'

Redazione Ansa

Arriva fino a Singapore, almeno, ad uno degli uomini d'affari più ricchi dell'isola-Stato asiatica, Ching Chiat Kwong, l'inchiesta per corruzione che sta scuotendo la città e il Comune di Venezia. Il nome del magnate asiatico, 58 anni, un passato come poliziotto, poi lanciatosi nel business dell'immobiliare, è infatti al centro del filone dell'indagine che coinvolge il sindaco Luigi Brugnaro, e i suoi due fedelissimi, Morris Cerona, e Derek Donadini, indagati per concorso in corruzione.

Nell'elenco dei 23 indagati - ma il numero potrebbe salire - c'è anche anche quello di Kwong, e del suo plenipotenziaro in Italia, Louis Lotti, un imprenditore toscano della zona di Certaldo, dove il miliardario asiatico ha già fatto investimenti: immobili, terreni, tenute, in un'ottica di sviluppo turistico. Tutto gira attorno al famoso incontro del 2018 per discutere della possibile vendita dell'area dei Pili, di proprietà di Brugnaro, anche se gestita dal blind trust creato dal sindaco-imprenditore.

Un'operazione da 150 milioni, mai concretizzata, che aveva messo attorno allo stesso tavolo Brugnaro, Kwong, Lotti, Ceron e Donadini, e l'imprenditore trevigiano Claudio Marin, che aveva favorito quell'appuntamento. I magistrati contestano a Kwong il pagamento di 73 mila euro versati sui conti dell'assessore Renato Boraso (adesso in carcere) per l'acquisto del comunale Palazzo Papadopoli, a 10,9 milioni di euro. Una vendita 'scontata' rispetto al valore stimato dell'immobile, 14 milioni, che secondo l'ipotesi accusatoria sarebbe stata progettata per essere inserita nell'operazione più grossa, quella dei Pili, assieme alla promessa di far approvare il raddoppio dell'indice di edificabilità dell'area.

Gli uomini delle fiamme gialle hanno eseguito una perquisizione a carico di Lotti, che ha dato esito negativo, conclusa senza alcun sequestro. Questa ricostruzione, va ricordato, è sempre stata rigettata da Brugnaro, che anche oggi ha ribadito la linearità e il rispetto delle procedure nell'alienazione di Palazzo Papadopoli. Oggi, intanto, è stata la giornata dei primi commenti pubblici di Brgnaro sull'inchiesta che lo coinvolge. Il sindaco si è presentato infatti alla seduta del Consiglio della città Metropolitana di Venezia, a Ca' Corner.

"Sono pronto alla mia Via Crucis" ha esordito il sindaco, aggiungendo: ""Qualcuno stasera - all'inaugurazione del ponte votivo per la festa del Redentore ndr. - griderà Barabba. Spero solo non mi mettano in croce". Più tardi, durante un altro appuntamento a Ca' Fsrsetti, sede del Comune, ha sottolineato: "dimostrerò nelle aule di giustizia di essere un galantuomo. Non posso rispondere oggi a domande inerenti l'inchiesta, per rispetto della magistratura, e degli altri indagati". Ha quindi confermato che affronterà gli aspetti amministrativi e politici dell'inchiesta - non quelli giudiziari - solo nel Consiglio comunale fissato per il 9 settembre. Ha infine annunciato di aver tenuto per se', al momento, le deleghe dell'assessore Renato Boraso, dimissionario dopo l'arresto.

Proprio oggi è stato il giorno dell'interrogatorio di garanzia per Boraso, sentito per rogatoria in Tribunale a Padova (è rinchiuso al Due Palazzi) e dell'imprenditore Fabrizio Ormenese, 58, l'uomo che compare più spesso nelle intercettazioni impegnato a parlare con Boraso per cercare di far combinare questo o quell'appalto in cambio di soldi. Entrambi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, dato che è stato impossibile portare a termine la lettura delle 2.000 pagine gli atti dell'inchiesta firmati dai Pm Federica Baccaglini e Roberto Terzo.
   

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