Veneto

Happy Holidays, famiglie palestinesi e israeliane a confronto

In Orizzonti a Venezia il film di Scandar Copti

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 04 SET - Un racconto a quattro voci nel quale "ogni personaggio fa delle scelte in base a quella che considera la propria morale; non è giusto o sbagliato, ma la morale è qualcosa che abbiamo introiettato dai nostri genitori e dalla società. La società israeliana, in relazione alla società palestinese, tende a indottrinare, a dettare precetti che vengono interiorizzati per cui sembrano e suonano normali, perché dettati da una convinzione di una superiorità morale". Lo dice il regista palestinese con cittadinanza israeliana Scandar Copti, in gara ad Orizzonti con Happy Holidays con Manar Shehab, Wafaa Aoun, Meirav Memoresky e Toufic Danial, che prossimamente uscirà con Fandango.
    "L'idea di questo film è partita molti anni fa, così come prendono vita tutti i miei progetti: parto da un fastidio interiore che mi disturba e cerco di capirne l'origine" spiega Copti, che nel 2010 era stato nominato all'Oscar per il miglior film straniero con Ajami, diretto insieme a Yaron Shani. "Happy Holidays è un film diviso in 4 capitoli - osserva - segue la storia di due famiglie una palestinese e una israeliana. In ogni capitolo si affronta la storia dal punto di vista di un personaggio diverso. Così incontriamo Rami, palestinese di Haifa, a confronto col fatto che la sua ragazza ebrea ha improvvisamente cambiato idea sul suo aborto programmato.
    Intanto Hanan, madre di Rami, affronta una crisi finanziaria e si ritrova invischiata in complicazioni quando chiede il risarcimento per l'incidente della figlia Fifi. Miri è costretta ad affrontare la depressione della figlia mentre insieme a Rami cerca di convincere la sorella a interrompere la gravidanza e Fifi è tormentata dal senso di colpa per aver nascosto un segreto che mette a rischio la reputazione della famiglia e la relazione appena agli inizi con il dottor Walid.
    "Nel caso di questo film sono partito da un ricordo di una conversazione che ho origliato quando ero adolescente tra una mia parente e il figlio da poco sposato - aggiunge -. La mamma diceva al figlio : "non farti mai dire da una donna cosa devi fare" e la cosa strana per me era che una madre, una donna, lo dicesse al figlio". Per Scopti "nessuno è veramente libero finché le donne non sono libere, e nessuno è veramente libero finché non siamo tutti liberi". (ANSA).
   

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